L'età, è noto, rende più saggi. E quando si arriva al traguardo dei 92 anni è possibile anche rivedere vecchie convinzioni, ammettere decennali errori, confessare sviste ed abbagli. In occasione degli 80 anni di Silvio Berlusconi, Eugenio Scalfari ha fatto una sorta di mea culpa sui 20 anni che l'hanno visto sulla barricata opposta a quella del Cavaliere. La ventennale "battaglia politica - parole sue - che si è svolta tra la Repubblica ed il suo partito".
L'editoriale su Berlusconi
Nell'editoriale di oggi, l'ex direttore dedica una delle sue interminabili articolesse al compleanno del leader di Forza Italia. "Oggi, 29 settembre, Silvio Berlusconi compie 80 anni. Dovrei fargli gli auguri e infatti glieli faccio anche se non ci parliamo più dal 1994, quando lui diventò presidente del Consiglio, cioè da 22 anni". Scalfari ripercorre i giorni in cui si conobbero nel 1979, quando insieme a Carlo Caracciolo trattarono la vendita di Rete 4 da parte di Mondadori a Berlusconi. "I contatti durarono a lungo - ricorda l'ex direttore -, l'affare Rete 4 fu concluso. Ci vedevamo spesso, finché lui cominciò ad occuparsi di politica".
L'ammissione di Scalfari
Ed è proprio la dicesa in campo di Berlusconi che fece indossare a Scalfari divisa ed elmetto della battaglia politica. Una lotta senza quartiere e con molti colpi bassi. Una guerra frutto però di un grande errore di fondo. Quello in cui caddero Scalfari e tutta la sinistra italiana: liquidare la candidatura del Cavaliere come un evento destinato a morire in fretta. Una parabola (discendente). Un fulmine che sarebbe stato presto sostituito da un (loro) arcobaleno. Poi però le elezioni del 1994 le vinse lui. E governò per molti degli anni successivi.
Avversari politici e giornalisti avversi lo sottovalutarono con la classica supponenza di chi si ritiene sopra tutto e tutti. Ora però Scalfari ammette l'errore.
"Berlusconi si presentò alle elezioni del ’94 ed io scrissi un altro articolo il 22 gennaio 1994 intitolato 'Scende in campo il ragazzo coccodè' preso da una celebre trasmissione di Renzo Arbore. Lì però sbagliai: non era affatto il ragazzo coccodè e ce lo ritrovammo sul gobbo per vent’anni e ancora non è finito".Ci sono voluti 22 anni, ma anche Scalfari alla fine c'è arrivato.
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