Berlusconi: "Idea stupida credere al sovranismo"

Il leader azzurro: la nostra presenza è garanzia della vocazione europeista del nostro Paese

Berlusconi: "Idea stupida credere al sovranismo"

Forza Italia può davvero rappresentare il certificato di garanzia internazionale della vocazione democratica e atlantica della coalizione di centrodestra. Silvio Berlusconi, intervistato dal direttore del Foglio Claudio Cerasa ribadisce l'identità profonda del centrodestra italiano, neppure lontanamente assimilabile a quella di forze di estrema destra presenti oggi in Europa, come dimostra la trentennale storia di governo nazionale e locale che ha unito Forza Italia, Lega e Alleanza Nazionale prima e Fratelli d'Italia poi. Certo la coalizione negli anni è cambiata, spostando a destra il suo baricentro. E il Cavaliere quando gli viene chiesto se ribadirebbe oggi la convinzione che «il sovranismo è un'idea stupida e che con il sovranismo faremo la fine della Le Pen in Francia, che ha tanti voti ma non può governare», non si tira indietro. Ma l'obiettivo è quello di stemperare i toni. «Non ho alcuna difficoltà a ripeterlo. Il nostro centrodestra non ha nulla a che vedere con le componenti di estrema destra che esistono in altri Paesi, mentre in Italia sono fortunatamente ininfluenti perché esiste una grande destra democratica. La nostra presenza, lo ripeto, è garanzia della vocazione democratica, europeista e atlantica della coalizione. Se così non fosse non potremmo farne parte».

Il presidente di Forza Italia ritorna sul modo in cui ha vissuto anche a livello personale l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia e ribadisce che non è possibile immaginare uno scambio tra la pace e l'indipendenza di Kiev. «Di Vladimir Putin ho già detto che sono deluso», spiega, anche se «continuo a sperare come ogni persona ragionevole in una pace negoziata il più presto possibile, ma naturalmente questo non può avvenire a spese della libertà del popolo ucraino». E quando il direttore del Foglio gli chiede se sottoscriva la richiesta avanzata da Enrico Letta e Giorgia Meloni di chiudere i rubinetti italiani del gas russo prima che sia la Russia a farlo, Berlusconi risponde positivamente, invocando però un approccio basato sul realismo. «Certo, a patto che nel frattempo si siano create le condizioni per approvvigionamenti alternativi. Che si siano fatti i rigassificatori e i termovalorizzatori. Che si sia investito nelle energie rinnovabili. Che sia almeno ripartita la ricerca sul nucleare pulito. Allora potremo porre fine a una dipendenza che ci sta dando evidenti problemi».

Il discorso si sposta poi sulla figura di Mario Draghi. «Non posso che essere favorevole al fatto che continui a svolgere un ruolo importante per l'Italia» dice Berlusconi. «Sono stato io a volerlo alla guida di Bankitalia e poi della Bce e sono stato ancora io il primo a indicarlo alla guida del governo di unità nazionale, un esecutivo che ha saputo, anche grazie alle sollecitazioni di Forza Italia, dare attuazione al Pnrr e fare ripartire il paese dopo la gravissima crisi legata alla pandemia». Purtroppo però la convivenza tra destra e sinistra nel governo di larghe intese, non ha cambiato l'approccio del Pd alla campagna elettorale. «Avevo sperato che fosse finita la stagione dell'insulto, della menzogna, della demonizzazione, ma il Pd ha ripreso il vecchio metodo della falsificazione. In verità non possono fare altro, non avendo né un'identità né una prospettiva che non sia la gestione del potere».

Come di consueto il Cavaliere torna poi a concentrarsi sul programma con il suo videomessaggio social, dedicato questa volta alla giustizia. In particolare il focus è la separazione delle carriere. «Se il giudice e il pubblico ministero hanno l'ufficio uno accanto all'altro, se sono addirittura colleghi e amici, allora il giudice non può certamente essere neutrale. Per questo quando saremo al governo introdurremo la separazione delle carriere.

Perché, come avviene in altri Paesi, nei processi si devono confrontare l'avvocato dell'accusa e l'avvocato della difesa, con pari diritti e con gli stessi strumenti. E nessuno dei due dev'essere un amico, un collega di chi giudica».

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