Mattarella presidente: un'ammucchiata con feriti

I voti a Mattarella non sono frutto di adesione convinta a un candidato irresistibile, ma figli di paure e intrighi di partito 

Mattarella presidente: un'ammucchiata con feriti

Onore al nuovo presidente. Ma non è vero -– come dicono i numeri - che Sergio Mattarella, nel segreto dell'urna, ha ottenuto una maggioranza ben più ampia di quella dei proponenti, cioè della sinistra tutta, dai renziani ai comunisti. Il centinaio e passa di voti che si sono aggiunti non sono infatti un atto di adesione convinta a una presunta candidatura irresistibile, ma figli di paure e intrighi di partito. Hanno avuto paura di perdere il posto al sole Alfano e la maggioranza dei suoi. Hanno avuto paura di dover chiudere anzitempo l'avventura del Nazareno – potenzialmente foriera di buone cose – i deputati e i senatori di Forza Italia che hanno – almeno ufficialmente, forse Berlusconi sapeva e ha lasciato fare – disobbedito all'ordine di votare scheda bianca. Quella che ha eletto ieri Mattarella è la quarta maggioranza che convive sotto lo stesso tetto. La prima è quella di governo (Pd e centristi), la seconda è quella per le riforme del Nazareno (Pd e Forza Italia), la terza è quella che ha proposto Mattarella (Pd più ala sinistra), la quarta – che ha eletto il presidente – è una ammucchiata informe.

Del resto non poteva che essere così. E tanta bolgia non è casuale. Questo Parlamento è stato dichiarato illegale dalla Corte costituzionale (quindi da Mattarella stesso) che ha cassato la legge elettorale con la quale è stato eletto; la sua maggioranza si regge quindi su 140 deputati del Pd abusivi perché entrati con il premio di maggioranza e la sua composizione è frutto di tradimenti del mandato elettorale da parte di un pezzo di Forza Italia oltre che di un consistente gruppo di grillini. Se aggiungiamo che il presidente del Consiglio non è stato eletto ma ha scalzato con la forza e l'inganno un premier, Enrico Letta, che a sua volta non aveva titoli per stare lì, ecco che non possiamo certo parlare di un trionfo della democrazia.

Il bilancio dell'elezione di ieri è il seguente: Renzi si è messo nelle mani dei comunisti che già avanzano pretese di incidere sul governo, il partito di Alfano – alleato di governo - esce a pezzi e in molti preparano la valigia, Forza Italia – alleata di riforme - sbanda e non è chiaro come si posizionerà nelle prossime settimane. Matteo Renzi esulta, secondo lui tutto questo è un grosso successo. Lo sconfitto – a suo dire – sarebbe Berlusconi, il quale peraltro ha gareggiato con la palla al piede della limitazione della libertà personale e politica. Non per pregiudizio, ma fatichiamo a capire. Ormai il premier ha esaurito alleati e amici da tradire. E a quel punto rimarrà solo.

Le mogli insegnano che quando il marito le tradisce possono anche fingere di ignorare, sopportare e pure recitare la parte delle stupide per convenienza economica e sociale. Ma perdonare mai. E alla prima occasione sanno vendicarsi, fino a spennare il pollo fedifrago. E Renzi – da sinistra a destra – di mogli abbandonate ne ha collezionate una quantità.

 

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