Berlusconi recluta saggi per rilanciare l'economia

Il Cavaliere istituisce la "consulta delle libertà" e incontra artigiani, agricoltori e commercianti

Berlusconi recluta saggi per rilanciare l'economia

Berlusconi fa crescere il suo «Albero delle libertà», l'aggiornamento al programma liberale di Forza Italia. L'albero, che il Cavaliere avrebbe voluto chiamare «quercia», simbolo di robustezza e resistenza, ha i suoi sette rami portanti ben delineati ma altrettanto importanti sono le fronde e i frutti che queste dovrebbero produrre. Per far questo l'ex premier non lesina incontri e faccia a faccia con chi ritiene in grado di dare contributi. Due le direttrici su cui si muove l'ex premier. La prima è quella di incontri con rappresentanti di categoria in grado di fornire focus sui temi che riguardano artigiani, commercianti, piccoli imprenditori in generale, agricoltori. Costoro, oltre ad indicare le proprie priorità dal punto di vista legislativo, indicheranno anche alcune personalità che potrebbero entrare nelle liste elettorali per le prossime elezioni politiche.

L'altra direttrice su cui si muove Berlusconi è quella di mettere in piedi una sorta di «consulta delle libertà» composta da economisti, esperti, professori universitari, intellettuali e filosofi in grado di disegnare un impianto liberale, aggiornato ai tempi che corrono. L'economia è globalizzata e i problemi economici sono strettamente legati a quelli burocratici e sovranazionali. Top secret su chi siano i membri della «squadra dei saggi» al lavoro anche se un'indiscrezione trapela: l'ex presidente del Cnel e già ministro per le Attività produttive nel secondo governo Berlusconi, Antonio Marzano, sarebbe già stato contattato dal Cavaliere per dare il suo contributo. Accanto a Marzano, è presumibile che anche Antonio Martino faccia parte del pool.

In ogni caso Berlusconi va avanti a studiare proposte che potrebbero riportare il centrodestra a Palazzo Chigi con il suo proverbiale ottimismo. Fa spallucce in merito agli screzi con Salvini che, nelle ultime settimane, ha qualche gatta da pelare interna. Nel Carroccio, specie nella base e tra i militanti senza galloni appuntati sulla giacca, monta il nervosismo. In tanti ritengono che il seppur ottimo livello di consenso raggiunto dal leader abbia raggiunto il suo apice. Il 12,7%, foss'anche il 15 o il 18, non sarebbe sufficiente per governare il Paese. Quindi converrebbe scendere a patti con l'alleato forzista e puntare a palazzo Chigi per non lasciarlo in mano a Grillo. Inoltre non piace affatto l'archiviazione di temi storici del Carroccio come il federalismo, la questione settentrionale e l'abbraccio troppo stretto al lepenismo. A dare voce ai malpancisti è Umberto Bossi che anche ieri s'è smarcato dall'ordine del «capo» ed è rimasto in aula. A Montecitorio c'era il capo dello Stato per celebrare l'anniversario dei 60 anni dei Trattati di Roma e i deputati del Carroccio hanno preferito inscenare un sit-in di protesta in piazza. Tutti tranne il Senatùr che è rimasto al suo posto: «Sempre meglio ascoltare quel che viene detto».

Anche la linea radicalmente antieuropeista di Salvini non convince tutta la Lega.

Men che meno il Cavaliere che, per ora, ha confermato la sua presenza al congresso del Ppe che si terrà a Malta i prossimi 29 e 30 marzo. Una presenza che, a detta di Berlusconi, non incrinerà i rapporti con gli alleati perché «vi giuro che il centrodestra rimarrà unito», è il suo refrain.

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