L'importanza di quello che è stato il vertice di Vilnius inizia a farsi vedere sin da subito. Kiev gonfia il petto e sfoggia le nuove armi per difendersi dall'attacco russo. Mosca minaccia per l'ennesima volta gravi conseguenze. Biden visita i Paesi nordici e attacca frontalmente la Russia e il suo leader Putin, che torna a parlare e ne ha per tutto l'Occidente. No, al di là delle posizioni che sembravano distanti ma che erano il più classico gioco delle parti e delle polemiche strumentali, non è stato un vertice inutile, tutt'altro.
Lasciata la Lituania, il presidente americano, dopo il summit con Finlandia, Svezia, Norvegia, Danimarca e Islanda, ha lanciato slogan, idee e promesse. «Putin ha già perso la guerra in Ucraina, non credo che la guerra possa continuare per anni. La Russia non può mantenerla per sempre, dal punto di vista politico ed economico», ha detto. «Ora la Russia ha un problema: capire in che modo concluderla. Potrebbe farlo domani, dicendo che la guerra è finita, non ha nessuna possibilità di vincere. La controffensiva di Kiev probabilmente spingerà Mosca a negoziare», ha aggiunto l'inquilino della Casa Bianca che per quanto riguarda la costante minaccia nucleare ha assicurato: «Non c'è nessuna prospettiva che Putin usi armi nucleari». Biden ha poi lanciato una frecciata al regime di Mosca e al ribelle (ma forse no) Prigozhin: «Fossi in lui starei attento a cosa mangia», prospettando un possibile avvelenamento del capo dei Wagner. Poi torna serio, parlando di Nato e Ucraina. «Nessun Paese può aderire alla Nato fintanto che c'è una guerra in corso o mentre il Paese viene attaccato. Altrimenti scoppierebbe la terza guerra mondiale», garantendo comunque «enorme sostegno da parte del popolo americano, nonostante la presenza di estremisti in un partito», con riferimento ovviamente all'ex e probabile futuro avversario Donald Trump.
Nel giro di breve è arrivata una replica parziale anche dal presidente russo Vladimir Putin che a margine di una conferenza sulla tecnologia, è tornato ad attaccare l'occidente. «L'ingresso di Kiev nella Nato rappresenta una minaccia per la sicurezza della Federazione russa e non migliorerà la sicurezza dell'Ucraina. Uno dei motivi dell'operazione speciale è proprio la minaccia che l'Ucraina si unisca alla Nato», l'analisi dello Zar che sa di contro senso. Lo Zar ha ribadito che «la Russia andrà avanti per la sua strada, senza isolarsi da nessuno, dicendo che «i missili stranieri non rappresentano un rischio per la Russia» e che «i tank stranieri sono il primo obiettivo dell'esercito, ecco perché gli ucraini non vogliono guidarli». Sul tema delle possibile trattative, Putin, come al solito, fa il gioco delle tre carte: «La Russia non è contraria a discutere le garanzie di sicurezza per l'Ucraina, ma a condizione che la sua stessa sicurezza sia assicurata allo stesso tempo», facendo presagire che non sono in agenda passi indietro da parte di Mosca.
Nel frattempo, il generale ucraino Oleksandr Tarnavskyi ha confermato che Kiev ha ricevuto dagli Usa le bombe a grappolo promesse. «Non le abbiamo ancora usate, ma possono cambiare radicalmente la situazione sul campo», ha detto. Il ministro degli Esteri Kuleba ha invece garantito che «l'Ucraina riceverà gli F-16 nei tempi previsti. La Russia dovrà farselo andare giù nonostante lo strepitio di Lavrov». Perché il ministro degli Esteri di Mosca è stato il primo a schierarsi contro il nuovo pacchetti di armi fornite a Kiev. «I caccia F-16 in grado di trasportare armi nucleari saranno considerato dalla Russia come una minaccia dall'Occidente in ambito nucleare», ha detto, minacciando «possibili conseguenze catastrofiche».
Nel frattempo gli analisti americani dell'ISW hanno spiegato che nelle ultime cinque settimane le forze ucraine hanno liberato quasi la stessa quantità di territorio conquistato dalla Russia in sei mesi. Forse non ancora l'avanzata decisiva, ma un dato che fa riflettere, soprattutto dopo quanto detto dai leader di Usa e Russia.
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