Che fare? Il dilemma (Leniniano) davanti al quale si trovano Joe Biden e gli strateghi della sua campagna dopo l'attentato a Donald Trump è di non facile soluzione. Da un lato, il presidente vede rientrare nei ranghi (almeno per il momento) chi, nel suo partito, vorrebbe scaricarlo per un candidato più giovane. Dall'altro, è inevitabilmente costretto a cambiare copione, ma non sa ancora a quale «script» affidarsi.
Appena venerdì scorso, il giorno prima dell'attentato, in un discorso a Detroit Biden attaccava a testa bassa il rivale. Ora, non può più. «I Democratici non possono più bollarlo come un fascista. Che faranno?», ha detto a Axios uno stretto consigliere di Trump. La partita, nei giorni in cui la Convention repubblicana di Milwaukee consegna ufficialmente al tycoon la nomination e gli assegna un ruolo quasi messianico dopo il «martirio» di Butler, si giocherà tutta in un susseguirsi di mosse e contromosse reciproche. Biden ha fatto la prima, nelle ore immediatamente successive all'attentato e ancora nel messaggio alla nazione di domenica sera: «È tempo di abbassare la temperatura» dello scontro, ha detto il presidente, «non possiamo, non dobbiamo continuare su questa strada». Il problema dei Dem, che hanno costruito tutta la seconda parte della loro campagna sul «Pericolo Trump», è che per loro non c'è un'alternativa retorica convincente, rispetto alla demonizzazione dell'avversario. Lo stop agli spot tv e la cancellazione degli eventi elettorali immediati (Texas per Biden, Florida per Harris), oltre ad essere stati un riflesso immediato, dopo che la campagna elettorale era stata macchiata dal sangue, sono serviti soprattutto a prendere tempo, per ripensare il messaggio. È quanto sta già facendo Trump, mettendo ancora più in crisi i Dem. Il tycoon sta riscrivendo la retorica della sua Convention e si propone come il riunificatore delle anime divise dell'America - «È l'occasione per riunire il Paese», ha detto - proprio il ruolo che Biden, con successo, assunse per sé nel 2020. Al nuovo messaggio di Trump il presidente replica mostrandosi come il commander in chief che dalla Casa Bianca ordina di aumentare la scorta al suo rivale e la sicurezza a Milwaukee e promette un'«indagine accurata» sulle eventuali falle nella sicurezza a Butler. Ma, paradossalmente, se Trump può ora permettersi di rinunciare alla deumanizzazione del rivale - «Ho riscritto il mio discorso alla Convention, sarà completamente diverso», ha detto in un'intervista - lo stesso non può permettersi l'anziano presidente.
Ci aveva già provato nella prima parte della sua campagna, senza grande riscontro nei sondaggi. I sondaggi, appunto. La Pennsylvania, swing state fondamentale per la vittoria a novembre, sembra ormai persa. Una rilevazione condotta prima dell'attentato assegnava già a Trump 3 punti di vantaggio. Facile immaginare l'umore degli elettori, dopo quanto avvenuto sabato.
In Virginia, ritenuta uno Stato sicuro e dove Biden aveva vinto nel 2020 con 10 punti di vantaggio, il presidente è avanti di appena 3 punti, tanti quanti il margine di errore. La strada per rimanere alla Casa Bianca si fa sempre più accidentata.
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