Biden punta a cacciare Putin. Tra i suoi c'è chi vuol trattare

Il presidente: "La guerra finirà quando lo Zar lascerà il Paese". Ma al Cremlino non interessa una tregua

Biden punta a cacciare Putin. Tra i suoi c'è chi vuol trattare

Il conflitto in Ucraina «non finirà fino a quando Putin non avrà lasciato il Paese» che ha invaso. Parole nette e chiare quelle pronunciate da Joe Biden prima di salire sull'Air Force One che lo ha portato in Egitto per il Forum mondiale sui cambiamenti climatici. Parole che sembrano contraddire la linea lanciata nei giorni scorsi dalla sua stessa amministrazione, che suggeriva al presidente ucraino Volodymyr Zelensky di lasciare aperta una porta ai russi per una via d'uscita diplomatica. Ma qui bisogna fare chiarezza. Perché da una parte è evidente che il presidente degli Stati Uniti doveva tener conto della nuova situazione politica determinata a Washington dal voto di Midterm, che disegna un Congresso non più sotto controllo democratico e che quindi lo costringerà d'ora in avanti a qualche compromesso anche sulle modalità di sostegno a Kiev. Dall'altra è chiaro che quelle raccomandazioni rivolte a Zelensky erano più una richiesta di facciata che di sostanza, come aveva lasciato intendere lo stesso consigliere per la Sicurezza nazionale americano Jake Sullivan.

È molto improbabile, in altre parole, che davvero il conflitto in Ucraina si fermerà dopo il nuovo successo sul terreno messo a segno dall'esercito di Kiev con la riconquista della strategica città di Kherson. Né i russi né gli ucraini, infatti, sembrano - per diverse proprie ragioni - intenzionati a fermarsi. Interesse strategico di Zelensky è quello di sfruttare la fase di evidente difficoltà dell'armata di Putin, mentre al Cremlino potrebbe razionalmente convenire una tregua dal punto di vista strettamente militare, ma dal lato politico ogni stop ai combattimenti somiglia troppo a una sconfitta per risultare accettabile. E tutto questo rimane valido al di là delle frasi in «diplomatichese», soprattutto da parte russa. Ieri il portavoce di Putin ha detto che «l'operazione militare speciale in Ucraina può finire con il raggiungimento dei suoi obiettivi, o con il raggiungimento degli obiettivi attraverso negoziati di pace, il che è possibile»: frase sibillina, perché come sempre non esplicita quali sarebbero gli obiettivi da raggiungere.

Sul punto, Zelensky è stato molto più chiaro. In un'intervista alla Cnn, ha detto che «solo una persona non è stanca di questa guerra: Vladimir Putin». Il presidente ucraino assicura - dando così soddisfazione alle richieste della Casa Bianca - che quando Mosca vorrà veramente la pace «noi la ascolteremo e certamente ci incontreremo», ma finora «sentiamo solo parole, che non bastano se non smettono di uccidere persone, non lasciano il nostro territorio, non iniziano a riparare i danni che ci hanno causato e non vengono assicurati alla giustizia i criminali di guerra. Dal 24 febbraio ha aggiunto Zelensky - abbiamo sentito solo ultimatum da questa persona, che ha parlato di denazificazione e smilitarizzazione del nostro Paese e ha espresso l'intenzione di privarci della nostra stessa terra. Sarà possibile parlare quando si riconosceranno occupanti e ci restituiranno tutto: terra, diritti, libertà, denaro e soprattutto giustizia».

Rivolgendosi agli americani, i russi parlano in effetti tutt'altro linguaggio. Anatoly Antonov, ambasciatore a Washington, li ha invitati duramente a «evitare ulteriori destabilizzazioni della situazione in Ucraina (leggi: forniture di armi, che invece continuano abbondanti, nda) e a chiarire ai loro clienti a Kiev che lo scontro militare con la Russia è fatale».

Forse a Mosca contano sulle divisioni tra i consiglieri di Biden: c'è chi, come il capo di stato maggiore congiunto generale Milley, afferma che a Zelensky converrebbe consolidare l'avanzata fin qui compiuta attraverso negoziati, mentre altri prendono atto che nessuna delle due parti vuol davvero trattare e osservano che una tregua converrebbe solo a Putin, permettendo alle sue armate di riorganizzarsi durante l'inverno in vista di future offensive.

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