Blitz da film dei Marines inglesi a Gibilterra. Sequestrata la super petroliera iraniana

La reazione di Teheran: «Atto di pirateria». I britannici: «Parole assurde»

Blitz da film dei Marines inglesi a Gibilterra. Sequestrata la super petroliera iraniana

Beirut È stata un'operazione fulmina e senza sbavature. L'assalto dei Royal Marines britannici era pianificato con cura. Nel cuore della notte il commando si è calato da un elicottero, altri militari sono arrivati in motovedette. Un'azione degna di James Bond. Così giovedì i militari britannici hanno sequestrato la super-petroliera iraniana con bandiera panamense, Grace 1. Una possibile risposta ai sabotaggi delle navi nel golfo dell'Oman, giustificata con il fatto che si sospettava che trasportasse petrolio dall'Iran alla Siria, in violazione delle sanzioni Ue.

Teheran è furiosa. Ha subito convocato l'ambasciatore britannico. Ha definito il blitz un «atto di pirateria». Il Foreign Office del Regno Unito ha respinto le affermazioni come «assurdità». Ma l'Iran ha rincarato la dose, ha detto che avrebbe risposto ai bulli «senza esitazione», come ha dichiarato invece Mohsen Rezaei, consigliere della guida suprema Ali Khamenei. «Se la Gran Bretagna non rilascia la petroliera iraniana, - ha puntualizzato Rezaei - è dovere delle autorità sequestrarne una britannica».

Le autorità di Gibilterra hanno ritenuto che la nave trasportasse greggio iraniano alla raffineria di Baniyas, nella città siriana di Tartus. La struttura è colpita dalle sanzioni dell'Ue dal 2014 perché fornisce sostegno finanziario al governo siriano, soggetto a sanzioni a causa della repressione contro la popolazione dall'inizio della rivolta contro il presidente Bashar al-Assad nel 2011.

Anche il ministro degli esteri iraniano Javad Zarif ha condannato i sequestro come «illegale» e ha accusato la Gran Bretagna di aver agito su ordine degli Stati Uniti. Non è tardato ad arrivare il commento della Casa Bianca. John Bolton, consigliere per la sicurezza nazionale, ha definito il raid «una notizia eccellente». E ha promesso che gli Stati Uniti e i suoi alleati continueranno ad impedire a Teheran e Damasco di zapprofittare di questo commercio illecito».

Il nuovo colpo di scena arriva in un momento particolare. Le tensioni tra Teheran e Washington sono alle stelle. L'amministrazione Trump si è ritirata dall'accordo del nucleare del 2015 lo scorso anno. Il 13 giugno due petroliere nel Golfo sono state danneggiate dagli iraniani e i Pasdaran hanno abbattuto un drone americano, che volava forse nel loro spazio aereo. L'Europa cerca di mediare. Vuole convincere Teheran a non riprendere l'arricchimento dell'uranio al di là della soglia massima del 3,67% prevista dall'accordo. E promette di impegnarsi per attenuare la crisi economica.

C'è il rischio di avvitamento verso la guerra.

Il presidente Hassan Rohani, lo scorso 8 maggio, ha dato ai firmatari europei dell'accordo 60 giorni per attuare misure concrete per aggirare le sanzioni americane, soprattutto per poter continuare a vendere petrolio. In caso contrario, Teheran arricchirà l'uranio a «qualsiasi livello necessario», in teoria anche per uso militare, ben oltre i limiti stabiliti nell'accordo del 2015. L'ultimatum scade domani.

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