C’è un dettaglio da aggiungere alla cronaca del blitz di ieri della Guardia di Finanza nelle sedi del ministero della Salute. Qualcosa che non torna. Il ministro Speranza, nel suo libro, rivendica la “trasparenza” con cui il governo avrebbe gestito la pratica coronavirus. Una trasparenza che sarebbe testimoniata dalla pubblicazione urbi et orbi dei verbali del Comitato tecnico scientifico. Alcuni, pochi a dire il vero, non si sono accontentati. Perché per riscrivere l’intera storia dell’azione dell’esecutivo servono altri documenti. Per ora mai rivelati. Dal 22 gennaio fino ai primi giorni di marzo, infatti, al ministero della Salute si è riunita la task force voluta da Speranza. È lì che sorge l’embrione del piano segreto. È lì che si mettono le prime basi per le future scelte anti-pandemia.
La procura di Bergamo lo sa. Non è un caso se ieri di buon mattino ha spedito le fiamme gialle a Trastevere e all’Eur per raggranellare un’enorme mole di documenti. Ai dirigenti Giuseppe Ruocco, Francesco Paolo Maraglino, Anna Caraglia e Filomena Pistacchio i militari hanno intimato di fornire molti fascicoli. Non solo quelli relativi al piano pandemico influenzale o al “piano segreto” anti-Covid. I pm cercano appunti, file e brigliacci, anche non protocollati, relativi alle riunioni della task force. Compresi gli atti di istituzione. I magistrati infatti hanno letto un passaggio del resoconto della riunione 29 gennaio 2020 e vogliono vederci chiaro. In quel documento Giuseppe Ippolito, direttore dello Spallanzani e membro della squadra di Speranza, aveva messo a verbale, ben prima dell’arrivo ufficiale del virus in Italia, l’opportunità di “riferirsi alle metodologie del piano pandemico di cui è dotata l’Italia e di adeguarle alle linee guida appena rese pubbliche dall’Oms”. Cosa è stato fatto dopo? Quei verbali potrebbero svelare non pochi retroscena e rispondere a parecchie domande. I pm potranno leggerli. E gli italiani?
Due mesi fa Galeazzo Bignami e Marcello Gemmato, deputati di FdI, avevano provato a domandare “copia di tutti i verbali della task force”. Tutto inutile. La risposta dell’Ufficio di Gabinetto del ministero della Salute li lasciò di stucco: non solo i dirigenti di Speranza non inviarono nulla, ma derubricarono le riunioni degli esperti a mero “tavolo di consultazione informale”. Quegli incontri, che Speranza nel libro ricorda si svolgessero ogni benedetto giorno, erano talmente informali che “neppure sussiste un decreto ministeriale istitutivo o un altro atto regolamentare equipollente”. In pratica, una nube inconsistente: formata sì “dai migliori cervelli di cui l’Italia dispone”, come scrive Speranza nel libro; centrale sì per le scelte anti-pandemia e addirittura "attiva 24ore sul 24"; ma del tutto “informale”. Non c’è neppure uno atto che ne “disciplini formalmente l’attività, i tempi e le modalità di procedimento”. Strano, no? Per dire: chi la convocava?
Pur non essendo “procedimentalizzata”, spiegava il ministero, l’attività “informativa e consultiva” della task force “è stata svolta nell’ambito di un’attività di supporto istruttorio informale, al fine di permettere al vertice politico di effettuare ogni conseguente valutazione di carattere amministrativo”. In particolare, il gruppo di lavoro ha permesso a Speranza di individuare “ogni iniziativa idonea a fronteggiare le criticità” del coronavirus. Ottimo. Lavoro preziosissimo. Possibile che non ci sia uno straccio di documento? Bignami e Gemmato hanno ripresentato la domanda di accesso ai verbali specificando meglio l’interesse della richiesta. Ma nessuno ad oggi gli ha risposto. Eppure il gruppo di lavoro, Speranza dixit, si è riunito “tutti i giorni, alla mia presenza, alle 9 del mattino, a volte prima, senza alcuna eccezione” fino all’arrivo del Cts. Possibile che nessuno abbia mai verbalizzato alcunché?
Il tema è spinoso. Come più volte sottolineato nel documento del ministero, infatti, il "tavolo informale" ha fatto da supporto al ministro in persona. Dunque è direttamente Speranza che ne risponde di quanto fatto e detto, no? Se poi la procura è interessata a quei verbali, un motivo deve esserci. I pm cercano infatti di verificare se l’input di Ippolito è stato seguito e se il “piano pandemico” che si sono ritrovati tra le mani fosse davvero “vecchio” come sta emergendo. Vogliono anche assicurarsi il piano che sia stato attivato e applicato in ogni suo aspetto nei tempi corretti. Inoltre, i magistrati cercano di verificare quali provvedimenti siano stati adottati dopo la presentazione al Cts degli scenari di Merler il 12 febbraio. E magari ricostruire la genesi, la deliberazione e l’eventuale applicazione del famoso “piano segreto”. Per comprendere, occorre leggere quei “verbali” misteriosi.
Esistono oppure no? “Se Ippolito ha ‘verbalizzato’ qualcosa vuol dire che i documenti ci sono - ragiona Bignami - Mi chiedo perché il ministero non abbia voluto fornirceli. Speranza ci sta nascondendo qualcosa?”- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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