A Bologna i manifesti insanguinati

Le minacce degli antagonisti alla Meloni in arrivo per le elezioni in Emilia-Romagna

A Bologna i manifesti insanguinati
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La sinistra alza il tiro in contro il governo in vista del rush finale della campagna elettorale in Emilia Romagna e prepara la «guerriglia» per l'arrivo (previsto oggi) del presidente del Consiglio Giorgia Meloni. La premier, impegnata alla manifestazione elettorale del centrodestra con Matteo Salvini e Antonio Tajani, troverà una città tappezzata di manifesti con i volti della stessa Meloni e della ministra dell'Università Anna Maria Bernini coperti da mani insanguinate.

I leader della sinistra, da Schlein a Fratoianni, non prendono le distanze. Anzi, sono i primi a soffiare sul fuoco della «rivolta sociale», evocata anche dal segretario della Cgil Maurizio Landini. Il clima di assedio contro il centrodestra è iniziato sabato pomeriggio con la manifestazione della sinistra antagonista, appoggiata dal Pd, sfociata in guerriglia contro gli agenti di polizia.

Dal Partito democratico, infatti, non è arrivata nessuna parola di condanna per le violenze contro i poliziotti. È lo schema classico della sinistra, che punta ad alzare il livello dello scontro in vista del voto nella roccaforte rossa.

Un film già visto nel 2020 quando dal cilindro uscirono le Sardine chiamate a difendere l'Emilia Romagna dall'avanzata di Matteo Salvini. Oggi si compie un salto di qualità. Dalla piazza alla violenza. Passando per l'incitamento all'odio contenuto nei manifesti contro Bernini e Meloni.

Il 15 novembre è invece in programma il «no Meloni day», organizzato dai collettivi di Cambiare Rotta. L'Emilia Romagna ribolle di odio rosso. Gli agenti di polizia si ribellano: «Non sono manifestanti, ma criminali professionisti del disordine quelli che a Bologna, in occasione della manifestazione organizzata dai gruppi antagonisti sono stati protagonisti di cariche dolose e preordinate contro le forze dell'ordine con bastoni, mazze, fumogeni e bombe carta. Le immagini sono inequivocabili e, questa volta, nessuno potrà strumentalizzare l'operato delle forze dell'ordine», attaccano i responsabili del Sap, sindacato autonomo della polizia, che auspica «una netta presa di distanza da parte di tutti e chiede che non ci sia nei riguardi di questi violenti alcuna indulgenza politica e giudiziaria. Alcuni giorni fa il segretario della Cgil, Maurizio Landini, ha inneggiato alla rivolta sociale, mentre il segretario del Pd Elly Schlein ha criticato l'autorizzazione ad un altro corteo di Casapound. Nessuna presa di distanza dai violenti. Tutto questo è pericoloso. La violenza va condannata sempre. I continui attacchi politici e strumentali alle forze dell'ordine espongono gli operatori ad enormi rischi e, primo fra tutti, quello della loro incolumità. Non siamo carne da macello e abbiamo diritto, dopo il lavoro, di tornare sani a casa dai nostri cari. Ci sono tecniche e strumenti come gas lacrimogeni e idranti che possono garantire livelli di sicurezza superiore e vanno utilizzati» ribadisce il sindacato. Augurandosi «che il decreto sicurezza, ora all'esame del Senato, venga approvato celermente poiché contenente norme per contrastare e punire i professionisti del disordine con sanzioni più gravi».

È un crescendo di tensioni e minacce. Dopo l'attacco alla polizia, ieri sono arrivati i manifesti con il «sangue» di Meloni e Bernini. Fratelli d'Italia lancia l'allarme: «Continuano senza sosta le ondate di odio dei collettivi di sinistra, che stavolta tornano ad attaccare il Governo» dice il parlamentare Michele Barcaiuolo.

Manifesti come quelli apparsi in queste ore a Bologna contro il governo e il ministro Bernini nulla hanno a che fare con la civiltà del confronto democratico e dei principi della nostra democrazia. La sinistra non esasperi i toni e prenda le distanze, non si avallino derive come queste pericolose e rischiose, si torni alla civiltà del confronto» ricorda Raffaele Nevi, portavoce nazionale di Forza Italia. A Meloni e Bernini giunge la solidarietà anche del governatore della Calabria Roberto Occhiuto e della vicesegretaria nazionale Deborah Bergamini che spiega: «In Emilia Romagna è in corso una campagna elettorale e bene sarebbe confrontarsi nel merito delle idee e dei progetti, non alimentare un clima di scontro. Tutti i partiti della sinistra, a cominciare dal candidato De Pascale, prendano le distanze da tutto questo, che non giova a nessuno e men che meno al Paese». Il centrodestra, insomma, fa quadrato e si prepara all'ennesima valanga di odio rosso.

Dal fronte opposto nessun ripensamento. A una settimana dal voto che deciderà il governo dell'Emilia Romagna per i prossimi 5 anni la roccaforte rossa di Bologna va difesa con tutte le armi. Anche a costo di apparire dei «pericolosi sovversivi».

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