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Bonaccini si rimodella barba e bicipiti ma il suo curriculum rimane fantasma

Il candidato dem si allena in palestra ma lascia in bianco la sua biografia

Bonaccini si rimodella barba e bicipiti ma il suo curriculum rimane fantasma

Negli ultimi mesi Stefano Bonaccini si è trasformato. Fisicamente. Le imminenti elezioni hanno suggerito un cambio di stile, un look più giovanile. Barba lunga tagliata con la squadra, occhiali a goccia, via la cravatta, camicia sbottonata sul petto (spesso bianca, stile Matteo Renzi). In poco tempo il Presidente dell'Emilia-Romagna ha perso diversi chili, va in palestra quando può e non manca di condividere con gli elettori i faticosi piegamenti per ingrossare il pettorale. Oltre a guardarsi allo specchio, però, Bonaccini avrebbe dovuto anche aggiornare il curriculum con cui si candida a governare la Regione. Perché nella guerra delle urne, il bicipite scolpito non basta.

Se gli elettori emiliano-romagnoli volessero verificare le credenziali del governatore, infatti, non troverebbero molte informazioni. Sul sito istituzionale la biografia è aggiornata, i dati personali non tanto. Bonaccini fornisce un curriculum in formato europeo un po' stitico di notizie. Dal documento si evince solo che è nato nel 1967, che è italiano e che si è diplomato al liceo scientifico di Modena. Punto. Competenze linguistiche? Solo l'Italiano (per fortuna). E di esperienze lavorative, se si esclude l'attività politica, neppure l'ombra. Da quando nel 1990 venne nominato assessore al Comune di Campogalliano, un cursus honorum vecchio stile l'ha portato alla guida della Regione nel 2014. Prima segretario cittadino del Pds di Modena (dove è stato pure assessore), poi segretario provinciale e regionale del Pd. Se un poco informato cittadino dovesse basarsi sul curriculum ufficiale di Bonaccini, non saprebbe neppure che attualmente è presidente della giunta visto che si descrive ancora come semplice consigliere regionale. Vergogna del ruolo? No di certo: la campagna elettorale è tutta fondata sul «buon governo» degli ultimi cinque anni, il lavoro gli piace e per nessun motivo cederebbe lo scranno alla leghista Borgonzoni.

Sarà una dimenticanza? Plausibile. Uno si fida, per carità. Ma se gli elettori dovessero selezionarlo come fanno le aziende coi lavoratori, allora la candidatura verrebbe scartata al primo screening. L'ufficio del personale non lo convocherebbe nemmeno per il colloquio. Non tanto per l'assenza di lingue straniere (quelle s'imparano), ma perché Bonaccini non fornisce alcuna indicazione sulle «capacità e competenze relazionali», «organizzative», «tecniche» o «artistiche». Niente di niente. Il documento è vuoto. Bianco come la sua camicia.

La domanda è: le attitudini mancano o s'è solo scordato di scriverle? Probabilmente la seconda ipotesi. In vista delle elezioni del 26 gennaio, comunque, si suggerisce un aggiornamento. Perché l'abito e la barba curata non fanno il monaco. Ma il curriculum sì. Almeno un po'.

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