Dilma la rossa ce l'ha fatta. Al fotosinish e combattendo fino all'ultima scheda, ma ce l'ha fatta. I primi dati quasi definitivi consegnano il Brasile a Dilma Roussef per il secondo mandato presidenziale. I numeri del ballottaggio diffusi nella notte italiana dicono che il capo di Stato uscente si è guadagnata la riconferma con il 51,3%, mentre il suo sfidante Aecio Neves è fermo al 48,7%, con il 97% delle schede scrutinate. In un Paese spaccato in due ha prevalso dunque la continuità con la vittoria di Dilma Rousseff, 66 anni, già data per favorita dagli ultimissimi sondaggi. Ma il più giovane sfidante Aecio Neves, 54 anni, appoggiato anche da Marina Silva, la grande sconfitta del primo turno, ha lottato fino all'ultimo voto.
Dilma è un'ex guerrigliera contro la dittatura militare, militante fino alla metà degli anni Ottanta: fu incarcerata e persino torturata. L'erede politica dell'ex presidente-operaio Luiz Inacio Lula da Silva si garantisce un secondo mandato quadriennale celebrando anche la consacrazione del suo Partito dei lavoratori (Pt, di sinistra), che così resterà al potere per 16 anni consecutivi. Aecio, senatore del Partito socialdemocratico (Psdb, di centro-destra), successore dell'ex premier Fernando Henrique Cardoso ed ex governatore di Minas Gerais, terzo Stato più ricco del gigante sudamericano, dietro a San Paolo e Rio de Janeiro, dopo essere approdato non senza difficoltà al secondo turno si era presentato come «il candidato del cambiamento». Poi il voto, con Paese spaccato. Una parte della popolazione - secondo le proiezioni ufficiali - era per la continuità, grazie al successo dei programmi di Welfare iniziati da Lula e rafforzati dalla Rousseff. Mentre l'altra metà della nazione - la più grande dell'America latina, 202 milioni di abitanti, e settima potenza mondiale - mostrava di preferire una ricetta più tradizionale e liberale, che prometteva di dare un nuovo slancio all'economia in stagnazione.
Il clima incandescente che ha preceduto le elezioni più incerte degli ultimi 25 anni è stato ulteriormente elevato dallo scandalo sulla corruzione ha investito la statale del greggio Petrobras. In base alle denunce, la multinazionale avrebbe usato presunti fondi neri per versare tangenti a politici di diversi partiti. L'argomento è stato sfruttato con frequenza da Aecio per concentrare i suoi attacchi contro Dilma: «Il modo migliore per combattere la corruzione è mandare a casa questo governo», aveva sibilato al termine dell'ultimo confronto tv. La presidente prima aveva negato lo scandalo, ma i suoi le hanno consigliato la strategia opposta e ha iniziato con le prime ammissioni. Parlando dei fondi neri di Petrobas, delle tangenti e promettendo trasparenza. Ora i brasiliani la attendono alla prova dei fatti.
Il risultato del ballottaggio ha forti ripercussioni anche sulla politica estera:
Dilma continuerà a difendere l'alleanza con i Brics e a promuovere il rafforzamento del Mercosul a dispetto della linea portata avanti da Aecio che aveva lasciato intendere di privilegiare accordi commerciali con Usa e Ue.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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