Brava gente (che uccide) all'estero

Il giallo dura poco e allo strazio si aggiunge strazio.

Brava gente (che uccide) all'estero

Il giallo dura poco e allo strazio si aggiunge strazio. Avremmo voluto che le morti dei nostri giovani connazionali, Francesca Di Dio (20 anni) e Nino Calabrò (26) in Inghilterra e Sandra Quarta (20) e Christian Zoda (23) in Germania, avessero avuto almeno la grazia della fatalità, l'incolpevolezza del caso. Invece sono stati ammazzati tutti e quattro, brutalmente e lontano da casa. Si accorda sempre ammirazione ai ragazzi che vanno a cercarsi il futuro, specie se per farlo devono preparare i bagagli, uscire dalla cuccia della famiglia e percorrere chilometri. Vanno a «incominciarsi» sotto un altro cielo, un'altra lingua, altri modi e altre facce. Nino aveva trovato lavoro come croupier al Grosvenor Casino di Stockton, nel North Yorkshire, e la fidanzata Francesca che aveva studiato all'istituto d'arte ma a casa, a Montagnareale, faceva l'estetista, era andata a trovarlo per le feste di Natale. Christian lavorava nel ristorante del padre ad Albstadt, vicino a Stoccarda, da quando aveva dodici anni e i suoi genitori si erano separati. Sandra era andata laggiù per fare l'infermiera. Lei e Christian erano molto amici, secondo alcuni addirittura ex fidanzati. Per tutti e quattro, il repertorio che ci si aspetta dai ventenni: amici, foto sui social, telefonate di rassicurazioni a casa e biglietti del treno per gli avanti e indietro da una vita all'altra. Fino a una manciata di ore fa, le loro, sembravano proprio quelle esistenze da «italiani all'estero» che i telegiornali raccontano per descrivere il nostro Paese e i suoi giovani.

Ma una manciata di ore dopo, Francesca, Nino, Sandra e Christian sono diventati «italiani uccisi all'estero» e ad ucciderli sono stati altri italiani. Il mondo che hanno allargato per crescere gli si è richiuso addosso. E male. A colpi di martello e di arma da fuoco. Per mano del coinquilino di Nino i primi, per mano dello zio di Sandra i secondi: «italiani che uccidono all'estero». È diventata tutta un'altra storia quella dei virtuosi connazionali emigrati in cerca di fortuna. Hanno trovato l'Italia peggiore anche dove se ne sono andati a crescere. La patria...

Li ha trovati in Inghilterra e in Germania, a pochi giorni da Natale, negli anni belli delle loro vite. In quelli gonfi di tutto ciò che avrebbero potuto essere se gli «italiani che uccidono all'estero» non li avessero interrotti e coperti di sangue e terra e sogni spenti. Ammazzati. Per mano amica, per mano italiana.

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