Breivik chiede la libertà condizionale (e si rivolge ai giudici con il saluto nazi)

L'ultranazionalista norvegese fece 77 vittime: "Non sono un pericolo". In aula con il cartello: "Stop al genocidio dei bianchi"

Breivik chiede la libertà condizionale (e si rivolge ai giudici con il saluto nazi)

Vestito scuro, cravatta, testa rasata e un provocatorio saluto nazista. Così si è presentato in aula Anders Behring Breivik, l'ultrà nazionalista norvegese che dieci anni fa compì la strage sull'isola di Utoya, uccidendo 77 persone. Il killer neonazista è comparso nel tribunale distrettuale del Telemark per chiedere la libertà condizionale, dopo la condanna a solo 21 anni comminatagli dai giudici. Una pena lieve se paragonata alla gravità del massacro, ma comunque la più pesante mai emessa da un tribunale norvegese. La condanna potrà essere estesa a tempo indeterminato, all'epoca venne fatta una legge ad hoc, fino a quando l'imputato sarà ritenuto una minaccia per la società. E il killer di Utoya sembra esserlo senza ombra di dubbio, visto che non si è mai pentito dei suoi crimini. Anzi, tra saluti nazisti e proclami ideologici, esponendo pure un cartello con su scritto «Stop al vostro genocidio contro la nostra nazione bianca», ha cercato di inscenare in tribunale una sorta di comizio politico. «Sono candidato al Parlamento del movimento nazista», ha detto ai giudici quando sono entrati in aula.

Secondo gli analisti norvegesi, la sua domanda non alcuna chance di essere accolta vista l'efferatezza con cui ha agito. «Come in qualsiasi altro stato di diritto, un detenuto ha il diritto di richiedere la libertà condizionale e Breivik ha deciso di avvalersene», ha spiegato l'avvocato Oystein Storrvik.

I sopravvissuti alla strage e le famiglie delle vittime hanno criticato la risonanza data al killer dai media, che hanno trasmesso tutte le fasi dell'udienza. «Breivik non dovrebbe andare in tv non perché sia scandaloso o doloroso, ma perché è il simbolo di un'estrema destra che ha già ispirato altre uccisioni di massa», ha affermato Elin L'Etrange, una sopravvissuta alla strage.

Il 22 luglio 2011 Breivik si era travestito da poliziotto e aveva compiuto un blitz nel campus estivo del Partito laburista sull'isola di Utoya. Senza alcuno scrupolo aveva aperto il fuoco contro i giovani presenti uccidendo uno dopo l'altro 69 di loro. Poco prima aveva fatto esplodere un'autobomba contro il quartier generale del governo a Oslo, dove erano morte otto persone e 209 erano rimaste ferite.

Nel 2012, il killer venne condannato a 21 anni e in tribunale affermò di avere compiuto l'attacco per mandare un «messaggio forte al popolo, per fermare i danni del partito laburista» e per impedire «una decostruzione della cultura norvegese per via dell'immigrazione in massa dei musulmani». Dopo la condanna, Breivik ha continuato a far parlare di sé: dagli scioperi della fame in carcere per la Playstation troppo vecchia fino a perseguitare, con delle lettere, i sopravvissuti e i parenti delle vittime inneggiando alla «nazione bianca».

Il killer neonazista aveva chiesto anche lo scorso anno la libertà condizionale ma l'ufficio del procuratore di stato di Oslo ha respinto la sua domanda. «La nostra posizione è che è necessario il suo confinamento per proteggere la società», ha detto all'agenzia Reuters il procuratore incaricato, HuldaKarlsdottir, poco prima dell'udienza.

Se, come sembra, la sua domanda verrà nuovamente respinta, Breivik, che oggi ha cambiato il suo nome in Fjotolf Hansen, potrà richiedere una nuova udienza di libertà vigilata tra un anno. Ora l'ultima decisione spetta ai giudici che dovranno pronunciarsi entro domani.

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