«Il price cap? Un rompicapo». Michele Polo, ordinario di Economia Politica alla Bocconi e presidente di Green, il centro di ricerca sull'energia dell'Università milanese, vede di fronte all'Europa un percorso difficile. «Le versione più semplice è quella del price cap al consumo. Si mette un tetto alle bollette e se il prezzo pagato a monte dal fornitore è più alto, la differenza la paga lo Stato. È quello che si fa dall'autunno scorso anche in Italia. Famiglie in difficoltà ed aziende ad alto consumo di energia ricevono un contributo che può assumere varie forme. È la cosa più fattibile ma anche quella più costosa: ad andarci di mezzo è il bilancio pubblico».
In discussione oggi a livello continentale è invece un tetto che limiti i soldi che si versano alla Russia. «Il mercato dei gasdotti fino a una decina di anni fa era fatto da contratti a lungo termine il cui valore era agganciato ad altri prodotti energetici, per esempio al petrolio». Poi l'ancoraggio è stato un po' alla volta cambiato, e fissato sul valore dei prezzi del gas su mercati quotidiani come quello olandese. «Se il prezzo un giorno schizza verso l'alto anche i contratti di lungo periodo sia pure con qualche ritardo si impennano. E questi sono, appunto, contratti. Non basta decidere che d'ora in avanti pagheremo meno. Bisogna dirlo ai russi».
Il braccio di ferro, è insomma, assicurato. «In più dal lato russo c'è un venditore solo, Gazprom. In Europa ci sono alcune decine di importatori che da soli hanno un potere negoziale bassissimo. La soluzione a cui a quanto pare si pensa, anche se proposte concrete e ufficiali per il momento ancora non ce ne sono, è che la Commissione europea diventi l'acquirente unico per tutto il continente».
Un venditore e un compratore soli, dunque. O, in termini tecnici, monopolio contro monopsonio. Bisogna trovare il meccanismo tecnico per la gestione dei contratti e prepararsi a un confronto «politico» con la Russia per farle accettare un ribasso dei prezzi. «Mosca ha messo da parte grandi riserve di valuta perchè negli ultimi mesi ha venduto meno gas ma a tariffe più care. Bisogna vedere quale sarà il potere negoziale dell'Europa».
Anche la Russia potrebbe avere dei problemi se decidesse di fermare del tutto le vendite. Chiudere un giacimento di gas non è così semplice, come dimostrano i milioni di dollari di gas russo che stanno bruciando oggi vicino al confine finlandese. «Non è completamente chiaro dal punto di visto tecnico quanto i russi possano soffrire per uno stop totale delle forniture. Di sicuro dei margini di manovra li hanno».
E dunque? «Dunque bisogna vedere chi resisterà di più.
E a me sembra che Mosca abbia un vantaggio. Possono tenere alto i ricavi centellinando le forniture. Noi soffriamo sulla spesa, l'altra faccia dei loro incassi, Ma anche sulle quantità. Possiamo razionare i consumi, ma fino a un certo punto».
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