Il traguardo è lì, a un passo. Anzi, è probabile che nel frattempo sia stato superato: un miliardo di euro. Nel 2022, secondo i dati pubblicati ieri dal Sole 24 Ore, le spese per i tribunali italiani hanno raggiunto la cifra monstre di 996 milioni e 970 mila euro. Visti i trend in ascesa, è più che probabile che l'anno successivo la fatidica cifra sia stata scavallata. E che la marcia continui.
È un dato interessante, perché conferma come il settore giustizia del bilancio dello Stato sia abilitato a ricevere risorse pressoché illimitate. Lo si era già visto qualche giorno fa analizzando la crescita degli organici della magistratura: unico settore pubblico dove il numero dei dipendenti è cresciuto negli ultimi sei anni del 26 per cento. Le cifre riportate dal Sole sulle spese giudiziarie raccontano anch'esse di un balzo in avanti poderoso, tra il 2017 e il 2022 la crescita è superiore al 15 per cento.
Ancora più interessante è vedere come si arriva a spendere il miliardo: ricordando che si parla di una piccola parte del bilancio del sistema giustizia (a parte, per esempio, vanno calcolate le spese per il personale che quest'anno, per i soli magistrati, superano i due miliardi di euro). A farla da padrone in questa voce di spesa sono due capitoli assai significativi: le parcelle degli avvocati per gli imputati ammessi alla difesa a spese dello Stato e le intercettazioni telefoniche, tasto da sempre dolente dei bilanci giudiziari.
Il primo capitolo, le difese degli indigenti, scaturisce da un principio di civiltà: il diritto a una tutela legale anche per chi non può pagarsela. Come si sia arrivati a spendere in un anno oltre quattrocento milioni si spiega solo con una legge del 2001 che elimina i controlli sulle dichiarazioni di povertà. Basta che l'imputato dichiari di non raggiungere la soglia di 11mila euro di reddito, e il giudice gli concede il beneficio a meno che «vi siano fondati motivi per ritenere» che menta. Da quel momento, il suo avvocato presenta la parcella direttamente al tribunale. Il tariffario a Milano oscilla dai mille euro per un patteggiamento ai millecento per un processo semplice. «Ci sono studi legali - racconta un magistrato - che vivono solo di questo». Il regno del «gratuito patrocinio» sono i processi per direttissima, a imputati quasi tutti stranieri, destinati a venire liberati e svanire subito dopo: una giustizia virtuale che allo Stato costa centinaia di milioni. In buona parte destinati ai difensori di immigrati sono anche i fondi per il patrocinio nei processi civili, che a Milano sono gestiti direttamente dall'Ordine degli avvocati. Dei circa 8.300 patrocini concessi l'anno scorso 3.600 erano stati concessi a stranieri che avevano impugnato davanti al tribunale il rifiuto dello status di rifugiato.
Fuori controllo appare anche la seconda voce, in ordine di rilevanza, nelle spese giudiziarie: le intercettazioni telefoniche. Nell'anno in esame, il 2022, per ascoltare le conversazioni di indagati (e di non indagati) i pubblici ministeri italiani hanno speso più di 192 milioni di euro. Un balzo del 14 per cento rispetto al 2017. L'aspetto clamoroso è che il numero totale di intercettazioni, secondo i dati del ministero della Giustizia, è diminuito. Significa che la spesa unitaria è aumentata a dismisura, con buona pace dei propositi di portare ordine nella giungla di tariffe che ha portato ad arricchire le aziende private (spesso legate da rapporti di fiducia con le Procure) che si spartiscono il business.
L'anno prossimo dovrebbe entrare in funzione un nuovo regolamento destinato a mettere un po' d'ordine: il 18 gennaio intervenendo in Parlamento il ministro Carlo Nordio ha sottolineato la necessità di «un tariffario unico, valido per tutti gli uffici giudiziari che rende i compensi ivi stabiliti obbligatori e vincolanti».
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