Che i grillini siano disposti a tutto pur di mantenere le posizioni raggiunte è oramai cosa nota ai più, visti i cambi repentini di idee di cui si sono resi spesso protagonisti per rinsaldare l'alleanza giallorossa di governo, ma quanto viene ora contestato a Lucia Azzolina lascia a dir poco basiti.
Un caso scomodo, quello che vede coinvolto l'attuale ministro dell'Istruzione, finito al centro di un'accesa polemica che in questo caso non riguarda banchi a rotelle o misurazioni della temperatura corporea degli alunni presso il loro domicilio o all'ingresso della scuola, bensì il concorso per dirigente scolastico a cui aveva partecipato nel 2018. Un concorso pieno di ombre ed irregolarità, su cui da molto tempo le autorità competenti stanno indagando. Sarebbero ben 6, come riportato da "La Verità", le procure che hanno aperto un'inchiesta sul caso (Roma, Bologna, Napoli, Ravenna, Catania e Santa Maria Capua Vetere). Ed il Tar del Lazio, lo scorso luglio 2019, aveva di fatto annullato con 2 sentenze la selezione in esame.
Nel 2018 Lucia Azzolina, docente precaria in Liguria poi entrata in ruolo a Biella, aveva partecipato alla prova scritta, ottenendo 73 punti, un risultato appena sufficiente (il minimo per superare il test era 71,7). Anche in orale l'aspirante preside aveva presentato delle lacune: su "Repubblica" si parla di carenze in informatica (0 su 6) ed in inglese (5 su 12). al termine del concorso, tuttavia, la Azzolina, già deputato dei 5Stelle e membro della commissione Cultura della Camera, era riuscita ad ottenere il posto da preside.
Alcune cose però non tornano, e le parole del critico e linguista Massimo Arcangeli non avevano fatto altro che peggiorare la situazione del ministro. Il professore, che all'epoca del concorso era stato uno degli esaminatori della Azzolina, non aveva dato un buon giudizio sulla prestazione della pentastellata. "Mi chiedo come si possa pensare di affidare la guida della Pubblica istruzione a chi, in quell'orale, non ha risposto a nessuna delle domande d'informatica al punto da meritarsi uno zero", aveva infatti senteziato lo scorso dicembre, come ricordato da "La Verità".
I guai per la Azzolina, finita fra i vincitori del concorso, sono arrivati quando alcuni partecipanti alla selezione rimasti fuori dalla graduatoria hanno deciso di riunirsi e far sentire la propria voce per far luce sulla questione. Il comitato dal nome "Trasparenza è partecipazione" ha combattuto in sede legale per ottenere gli elaborati di tutti gli aspiranti dirigenti scolastici, ottenendo nel dicembre del 2019 solo 430 prove su 9 mila (a quel tempo il ministero dell'Istruzione era presieduto da Lorenzo Fioramonti). "L'analisi di quei documenti è stata illuminante", ha commentato uno dei rappresentanti di "Trasparenza è partecipazione", Giancarlo Pellegrino. Anomalie e punteggi non corretti hanno aumentato i sospetti. "In certi casi le incongruenze sono ancora più gravi, perché vengono valutate positivamente risposte mai date, o incomplete. Una domanda del test scritto, per esempio, prevedeva 5 punti nel caso in cui il candidato avesse citato correttamente le norme di riferimento: in alcuni elaborati la risposta non c'è, ma quei punti vengono assegnati ugualmente", ha spiegato Pellegrino a "La Verità". Tra le varie "falle", anche il fatto che 3 commissari d'esame fossero anche stati formatori di alcuni candidati: un evidente conflitto di interessi.
Proprio per queste ragioni il Tar del Lazio ha chiesto da tempo il pieno accesso agli atti, ma il ministero dell'Istruzione continua ad opporsi.
Adesso tutto è rimandato al 26 ottobre, anche se pare che il ministero abbia già giocato d'anticipo chiedendo, tramite l'Avvocatura di Stato, che gli atti non siano pubblicati. Tra i firmatari, ovviamente, la stessa Lucia Azzolina, coinvolta in prima persona nella vicenda.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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