Il burattino Puigdemont strumento e vittima degli ultimi marxisti Ue

Sta attuando il piano dei nostalgici di falce e martello: radicalizzare lo scontro

Il burattino Puigdemont strumento e vittima degli ultimi marxisti Ue

Un «presidente per caso» trasformato in un'insulsa marionetta sospesa ai fili manovrati dai suoi alleati più oltranzisti. La triste e rovinosa parabola del 54enne Carles Puidgemont è tutta qui. È la parabola di un presidente ormai incapace di sfuggire ai ricatti di quella sinistra marxista del Cup (Candidatura di Unità popolare) che dopo averlo spinto nel vicolo cieco dell'estremismo indipendentista blocca ogni suo tentativo di uscirne. Lo sconcertante dietrofront con cui s'è rimangiato la proposta di convocare elezioni anticipate ed evitare così il commissariamento della Catalogna è l'estrema dimostrazione di quanto gli irriducibili dell'estrema sinistra catalana condizionino le sue scelte.

«Non si può tradire il referendum, siamo assolutamente contrari alle elezioni anticipate» - proclamava giovedì Carles Riera i Aberto, uno dei leader della formazione vetero marxista. E così è stato. Manco 24 ore dopo Puidgemont ha obbedito tornando al suo ruolo di obbediente burattino. Che quella fosse la sua mansione lo sapevano un po' tutti. Quando, ai primi del 2016, venne annunciata la sua nomina i giornali spagnoli e catalani gli affibbiarono l'etichetta di «presidente per caso». Un'etichetta non proprio immeritata. Fino ad allora l'unica esperienza di quell'ex giornalista di provincia, figlio di una dinastia di pasticceri, s'era consumata sulla poltrona di sindaco di Girona, una cittadina di meno di 100mila abitanti. Un «cursus honorum» alquanto modesto, soprattutto se paragonato alla presunzione di poter cavalcare il sogno indipendentista e disgregare l'unità nazionale spagnola. Del resto la scelta di quell'insipido ma ambizioso Carneade della politica era apparsa fin da subito il frutto di un compromesso tra Artur Mas, suo spregiudicato quanto discusso predecessore, l'attuale vice presidente Oriol Junqueras vicino alle posizioni dei verdi europei, e una sinistra vetero marxista alla ricerca di un re travicello da condizionare e ricattare. A neanche due anni di distanza, la scelta di Puidgemont premia le aspettative dei comunisti del Cup.

Il piano degli ultimi nostalgici di falce e martello è tanto semplice quanto chiaro. Spingendo il presidente a rimangiarsi l'ultima possibilità di un compromesso e costringendo il premier Mariano Rajoy a commissariare la Catalogna sperano di radicalizzare lo scontro e conquistare nuovi seguaci a Barcellona e dintorni. Un obiettivo a cui sembra adeguarsi anche il vice presidente Oriol Junqueras risoluto nel ripetere che «la Spagna non ci ha dato altra scelta». In verità l'unica scelta praticabile per salvare una Catalogna sull'orlo del baratro erano proprio le elezioni anticipate.

Ma un voto capace di sconfessare le illusioni accese dal referendum indipendentista non faceva comodo né a Puidgemont, né ai suoi burattinai. E così il «presidente per caso» rischia di venir ricordato come un improvvido Sansone strumento e vittima degli ultimi marxisti d'Europa.

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