Un caccia nemico distrutto da Kiev (in territorio russo)

Droni ucraini polverizzano il Su-57. Armi occidentali usate per 600 km

Un caccia nemico distrutto da Kiev (in territorio russo)
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In pochi secondi un aeromobile a pilotaggio remoto ha distrutto un Su-57, fiore all'occhiello dell'aviazione militare russa. Un pezzo del valore di 150 milioni di euro si è sbriciolato all'istante, mandando in visibilio, com'era prevedibile, l'establishment militare e politico di Kiev, che addirittura sostiene di averne danneggiato un secondo. Mettendo a fuoco (in tutti i sensi) il Su-57, non liquidato in volo, ma nell'hangar dell'aeroporto di Akhtubinsk (nell'Astrachan), si rischia tuttavia di tralasciare la vera portata dell'evento, forse persino di svolta nel conflitto.

Per due giorni consecutivi, era già accaduto sabato a Mozdok (Ossezia), i droni ucraini sono riusciti a penetrare nelle difese degli aeroporti russi fino a 590 km dal confine, senza l'utilizzo di missili ad alta velocità, ma soprattutto senza incontrare ostacoli. Gli episodi sollevano una domanda legittima: che fine hanno fatto le difese aeree di Mosca? A giudicare dal video di Mozdok, gli apparati di protezione consistevano in alcuni cannoni antiaerei e in qualche pezzo di artiglieria. Mancano proiettili, dei micidiali S-400 neppure l'ombra, e c'è persino carenza di tecnici e di soldati professionisti, in larga misura dispiegati nel Donbass.

Lo zar è nudo a casa sua: fino al 2022 la Russia esibiva la seconda difesa militare aerea più potente al mondo dopo quella degli Stati Uniti, sgretolata settimana dopo settimana dai blitz dei droni. Kiev ha iniziato ordinandoli online sulle piattaforma cinese AliExpress (come un libro o una camicia), fino a utilizzare nel tempo i micidiali MQ-9 Reaper e Switchblade 300 di produzione americana. Nel tardo pomeriggio le forze di Kiev hanno colpito un deposito di munizioni a Rakytne, circa 80 km a nord di Belgorod. Penetrando per l'ennesima volta in poche ore nel territorio degli invasori, e facendolo per la prima volta con un jet Mig-29.

Al netto della propaganda, il nervo scoperto di Kiev continua a essere il fronte a est. L'esercito russo afferma di aver migliorato le proprie posizioni nel Kharkiv (catturato il villaggio di Hlyboke), smentendo così le affermazioni del consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca Sullivan che parlava di fronte stabilizzato.

Problemi anche a Chasiv Yar, dove i militari di Mosca hanno conquistato la periferia est della città, snodo fondamentale per raggiungere Kramatorsk. Bombardamenti si segnalano su Kherson, Nikopol, Luhansk e Sumy. Le brigate Nord, come pubblicato in esclusiva da Il Giornale lo scorso 13 maggio, sono state rafforzate da miliziani africani reclutati in Mali, Niger e Burkina Faso. La notizia è stata ripresa ieri da Bloomberg, che ha confermato come il Cremlino stia aggiungendo manodopera supplementare per l'offensiva nel Kharkiv. Oltre ai mercenari vengono arruolati con la forza studenti e giovani lavoratori stranieri.

Nell'837° giorno di campo, la Nato sta valutando la possibilità di aprire un ufficio di rappresentanza a Kiev. Da Mosca Lavrov dice di non essere stupito, «dopo gli istruttori francesi in Ucraina c'era da aspettarselo».

Il presidente Usa Biden ha raggiunto un accordo con il collega francese Macron sull'utilizzo dei profitti dei beni russi congelati per aiutare l'Ucraina. Saranno 26 i Mirage che Parigi consegnerà a Kiev. Un drone ucraino ha danneggiato una nave russa al porto di Yeisk, nel Mar d'Azov.

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