Calderoli minacciato su Fb: "Ma nessuno mi tutela"

Il vicepresidente del Senato e i suoi familiari minacciati su Facebook. Ma una lacuna permette a certe persone di farla franca

Calderoli minacciato su Fb: "Ma nessuno mi tutela"

Minacce, anche di morte. Corrono tutte su Facebook. Il vicepresidente del Senato Roberto Calderoli se ne è lamentato con Palazzo Madama svelando di essere bersaglio da tempo. Anche i familiari sono coinvolti. Peccato che non venga tutelato dall’autorità giudiziaria per colpa di una lacuna normativa che andrebbe colmata al più presto.

"Dopo la denuncia - racconta il senatore leghista - si è diligentemente attivata per verificare i profili da cui erano partiti insulti e minacce e ha verificato che questi non solo risultano attivi, ma la loro ubicazione è fuori dal territorio nazionale, precisamente nello Stato di California". Ma Facebook ha risposto che, per dare seguito a quanto richiesto dall’autorità giudiziaria italiana, sarebbe necessario "un provvedimento di rogatoria internazionale". "Al che - prosegue Calderoli - anche il procuratore che si era attivato ha deciso di deporre le armi e ha formulato una richiesta di archiviazione, rilevato che i server utili sono ubicati al di fuori del territorio nazionale, e precisamente a San Francisco, e pertanto, al fine di acquisire i file di log, occorre procedere con rogatoria internazionale con quello Stato. Tuttavia, ha considerato che non si appalesa utile procedere con rogatoria internazionale poiché risulta che, per casi analoghi, gli Stati Uniti non hanno concesso assistenza giudiziaria, giacché il primo emendamento della Costituzione americana tutela in tutte le sue forme la libertà di espressione".

Calderoli si chiedo se, a questo punto, l'Italia si trova di fronte a uno strumento che dà una copertura di totale immunità in conseguenza dell’essere localizzato all’estero e del primo emendamento della Carta dei diritti statunitensi. E, per questo, chiede al governo di intervenire perché ci sono persone che non possono essere sottoposte alla giurisdizione italiana.

"C'è un’enorme lacuna, che deve essere colmata - conclude - diversamente, ciascun cittadino può essere insultato e minacciato attraverso uno strumento, in questo caso Fb, ma anche tanti altri social network che hanno la sede in Paesi che hanno un ordinamento diverso dal nostro, senza ricevere l’adeguata tutela".

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