Manca ormai meno di un anno al voto per le elezioni europee, e nel Terzo Polo - squassato dalla rivalità tra due personalità sempre più inconciliabili come Carlo Calenda e Matteo Renzi - circolano accuse contrapposte.
Calenda imputa all'ex alleato, nonché leader di Italia viva, di flirtare con il centrodestra: «Renzi si sta staccando dal concetto di opposizione», ha risposto sarcastico a chi gli chiedeva dell'accordo Azione-Pd-Cinque Stelle sul salario minimo, da cui l'ex premier si è sfilato. Da Iv si replica con sospetti uguali e contrari: «Calenda gioca sempre più spesso di sponda con il Pd di Elly Schlein: ha firmato la proposta di salario minimo con Conte, ha sposato la linea dem sulla dimissioni della Santanchè, si è unito alla gazzarra contro Filippo Facci in Rai organizzata da Sandro Ruotolo. Non è che sta pensando ad un accordo col Nazareno per le Europee?». La consultazione per il Parlamento di Strasburgo, che si terrà a inizio giugno del 2024 è proporzionale. Ma la soglia di sbarramento fissata al 4% (anche se ci sono manovre in corso tra maggioranza e opposizione per abbassarla al 3%) rende necessario l'apparentamento delle forze minori. Il dubbio dei renziani è che Calenda, e con lui una parte di +Europa, possa accordarsi con il Pd per alcune candidature comuni, evitando così di dover tornare ad accordarsi con Matteo Renzi per fare una lista comune. Le ultime iniziative ed esternazioni del leader di Azione alimentano il dubbio. Prima lo scontro in Senato tra Iv e Azione sul caso Santanchè, in cui i primi hanno avuto la meglio mentre Calenda, che voleva intervenire in aula per chiedere le dimissioni della ministra, non ha potuto intervenire a nome del gruppo, in cui prevaleva la linea «garantista».
Poi, domenica, il capo di Azione ha unito la sua voce a quella del Pd sul caso Facci, messo sotto tiro per espressioni giudicate «sessiste» sulla ragazza che accusa di stupro il figlio del presidente del Senato Ignazio La Russa. «Questo troglodita in ogni altro paese europeo, dopo aver scritto questa roba qui, non scriverebbe più neppure sul giornale condominiale. Etica, decenza e buongusto questi sconosciuti», ha twittato Calenda. In sintonia con Elly Schlein, secondo la quale «una persona che si esprime come Facci non può avere spazio in Rai».
Ieri poi il gruppo del Terzo Polo, alla Camera, si è diviso sul giudizio da dare a proposito della delega fiscale del governo: per i calendiani bisognava astenersi, per i renziani (ma anche per la presidente di Azione Mara Carfagna) votarla. Ha prevalso questa ultima linea, spiegata dal capogruppo terzopolista nella Commissione Finanze di Montecitorio Mauro Del Barba: «Il nostro giudizio su questa delega fiscale è nel merito positivo, perché si tratta, nella sostanza, di una copiatura del lavoro fatto dal governo Draghi nella precedente legislatura. Anche se l'intervento della maggioranza ha aggiunto all'originale un pò di confusione, il testo è stato comunque migliorato».
Anche sulla riforma della giustizia proposta da Nordio il giudizio è positivo, in questo caso sia per Azione che per Iv: «Difficile non votarla, visto che sono le stesse cose che abbiamo proposto noi», ha detto Calenda.
Ma ieri Matteo Renzi, che non perde occasione per innervosire l'antagonista-alleato, ha fatto sapere che si sposta in commissione Giustizia per «seguire personalmente l'iter del ddl». Mettendosi dunque al timone del dossier più infuocato dei prossimi mesi.
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