«Che bella giornata. L'alternativa c'è». È stato il commento social di Roberto Speranza (nella foto) dopo la vittoria del «campo largo» o «campo giusto» in Sardegna. C'è un problema: l'«alternativa» non riesce a convergere su un nome che sia uno per le elezioni Regionali (e ha grosse difficoltà anche per Europee e amministrative). In Basilicata è proprio l'ex ministro della Salute a voler imporre alle altre formazioni il suo candidato: Angelo Chiorazzo, esponente del mondo delle coop bianche. L'uomo vicino a Speranza non va bene al Pd (ieri c'è stata la direzione regionale, uno show down) e non piace neppure a Giuseppe Conte, che vorrebbe proprio Speranza. Le cose non migliorano in Piemonte, dove l'ex sindaco Chiara Appendino non ne vuole sapere di un candidato dem. La grillina non ha un buon rapporto con il primo cittadino Lo Russo: si sa. E non è disposta ad avallare né il nome di Chiara Gribaudo (vicina alla Schlein) né quello di Daniele Valle (vicino a Bonaccini), che nel frattempo duellano tra di loro. È spuntata anche Anna Rossomando, vicepresidente del Senato ma esponente del Pd, dunque opzione irricevibile per la pasionaria contiana. Queste sono ore di ferventi riunioni nel Pd piemontese. Ma la vera questione riguarda la volontà di Appendino: possibile che voglia scendere in campo in prima persona.
Il centrodestra i candidati li ha già ufficializzati: in Basilicata (il voto sarà ad aprile) è stato confermato il generale Vito Bardi, di Fi, mentre in Piemonte (chiamato a esprimersi con le Europee di giugno) sarà ricandidato l'azzurro Alberto Cirio. Sono due governatori uscenti.
Capitolo Umbria: il centrodestra schiera Donatella Tesei, della Lega. Anche in questo caso sarebbe il secondo mandato. La consultazione si svolgerà in ottobre, e a sinistra non circolano nomi. Anzi, uno ci sarebbe: è il sindaco di Assisi e presidente della provincia di Perugia Stefania Proietti. Ma è sarebbe una candidatura civica, peraltro in passato accostata al «renzismo». A proposito di Renzi: Italia viva ha individuato nell'unione tra Pd e Movimento 5 Stelle un'opportunità di aggredire lo spazio al centro dello scacchiere. A Firenze, Renzi ha la sua candidata a sindaco: Stefania Saccardi. Il sindaco Nardella e i dem schierano Sara Funaro. Poi c'è Tomaso Montanari, con la sua associazione «11 agosto» e il suo progetto di predisporre per il capoluogo toscano un «modello Todde», che è caldeggiato anche dal Movimento 5 Stelle. E Cecilia Del Re, ex assessore che ha lasciato i dem assieme a tre consiglieri comunali, che lavora a un progetto civico. E ancora Dmitrij Palagi, supportato dalla sinistra radicale. Siccome a nessuno sta bene il candidato dell'altro, a Firenze più che un «campo largo» si percepisce un «campo minato».
La vicenda non migliora con le liste delle Europee. Mezzo Pd è in subbuglio perché Schlein vuole blindare le candidature dei suoi. E lasciare fuori buona parte dei «riformisti», anche parecchi degli uscenti.
L'esito della Sardegna doveva creare un effetto attrattivo per la creazione di un Ulivo 2.0 già dalle prossime consultazioni. Per ora, l'unico collante che unisce il sedicente «campo largo» è rappresentato da litigi e spaccature.
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