Cancellare lo scritto educa solo al fallimento

Cancellare lo scritto educa solo al fallimento

Migliaia di studenti in tutta Italia ieri sono scesi in piazza per chiedere «l'eliminazione delle prove scritte alla maturità» con la manifestazione più numerosa organizzata a Roma e terminata sotto il Miur. Le ragioni per protestare sulla gestione della scuola negli ultimi due anni sarebbero molteplici e non mancano di certo argomenti a cui potersi appellare da parte degli studenti ma, tra le tante cose che non hanno funzionato, scendere in piazza per una delle poche decisioni giuste che sono state prese è paradossale. Fa inoltre riflettere l'opportunità di una manifestazione di questo genere in un momento storico come quello attuale per contestare una scelta del ministero che non ha nulla di scandaloso o di sconvolgente. Possiamo concedere l'attenuante della giovane età ai manifestanti ma, anche alla luce delle tante giornate di lezione perse a causa della pandemia, se avessero passato la mattinata tra i banchi di scuola avrebbero impiegato meglio il loro tempo. Le prove scritte alla maturità rappresentano solo la punta dell'iceberg di un declino più profondo che interessa la scuola italiana da ormai vari decenni e che si è acuito con il covid. La genesi è da individuare nel 1968 con il concetto del sei politico, la messa in discussione dell'autorità del professore e una visione egualitarista e di livellamento verso il basso antesignana dell'uno vale uno. Ma c'è un ulteriore elemento da tenere in considerazione per cercare di comprendere le proteste contro gli scritti alla maturità ed è la rimozione dell'importanza del giudizio, dell'essere valutati non come persone bensì per la propria attività, oggi scolastica e domani lavorativa. Questa rimozione della critica ha una duplice origine nella scuola e nella famiglia con molti genitori incapaci di dire di no ai propri figli, pronti sempre a dargli ragione anche quando hanno torto, prendendo a priori le loro difese contro i professori e de facto abdicando al loro ruolo educativo. Una mentalità che ha delle conseguenze sulla vita lavorativa futura di tanti giovani, incapaci di accettare critiche dai datori di lavori credendosi indispensabili e sovrastimandosi.

Per questo dobbiamo difendere la maturità con le prove scritte come l'hanno fatta intere generazioni di italiani, non si tratta solo di un esame ma di un modello di scuola (e di società) che, anche grazie alla pandemia, si vorrebbe cancellare per sostituirla con una scuola che diventi un luogo ricreativo più che pedagogico e formativo.

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