
A Washington regna il caos dopo il nuovo ultimatum ai dipendenti federali di Elon Musk, che è finito tra l'altro in un'indagine della Procura di Milano e dell'Agenzia delle Entrate per «infedele dichiarazione», in seguito a un controllo fiscale della Gdf, concluso ad aprile 2024 su Twitter, oggi ribattezzato X. Al miliardario vengono chiesti 12,5 milioni di euro. Ma intanto lui si occupa dei tagli nell'amministrazione Usa. Nel fine settimana, il «visionario» alla guida dell'ormai famigerato dipartimento per l'Efficienza Governativa ha inviato un'e-mail a 2,3 milioni di lavoratori pubblici, chiedendo di rispondere descrivendo i loro compiti entro 48 ore, pena il licenziamento. Una mossa che ha scatenato il panico nelle agenzie governative e ha spinto ad esempio l'Fbi di Kash Patel (fedelissimo di Donald Trump) a indicare al suo staff di non eseguire l'ordine. Anche il dipartimento di Stato di Marco Rubio ha comunicato che risponderà per i suoi dipendenti: «Nessuno è obbligato a riportare le sue attività al di fuori della catena di comando del ministero». Mentre i dipartimenti del Commercio e dei Trasporti hanno dato istruzioni al loro personale di conformarsi alla richiesta. Ma l'Ufficio del personale del governo federale - che dipende dalla Casa Bianca - ha smentito il miliardario precisando che la replica è su base volontaria e non c'è il rischio di essere silurati: secondo la Cnn, che ha preso visione del messaggio, l'ufficio ha spiegato in modo inequivocabile che «la mancata risposta non equivarrà alle dimissioni». Dopo una giornata di linee guida confuse e spesso contraddittorie che hanno lasciato molti dipendenti federali nella nebbia su come gestire la richiesta di Musk, visto che ad alcuni è stato detto di obbedire, ad altri è stato consigliato di non farlo.
Il presidente ha definito l'e-mail inviata dal first buddy «ingegnosa». «Penso sia fantastica perché ci sono persone che non si presentano al lavoro e nessuno sa se lavorano per il governo - ha aggiunto Trump - C'è del genio nell'email». E il miliardario ha rilanciato su X dicendo che i dipendenti federali avranno soltanto una seconda chance. «Sarà data loro un'altra possibilità. La mancata risposta una seconda volta comporterà il licenziamento», ha avvertito.
Nel frattempo una ventina di dipendenti del Doge hanno rassegnato le dimissioni, rifiutandosi di usare le proprie competenze tecniche per «smantellare servizi pubblici essenziali». «Abbiamo giurato di servire il popolo americano e di rispettare il nostro giuramento alla Costituzione, ma è diventato chiaro che non possiamo più onorare quegli impegni», hanno scritto. I 21 dipendenti appartenevano all'ex United States Digital Service e sono ingegneri, analisti e product manager che in passato avevano ricoperto ruoli tecnici di alto livello in aziende come Google e Amazon.
Al dipartimento per l'Edilizia e lo Sviluppo Urbano, invece, su numerosi schermi è apparso un video con una scena generata dall'intelligenza artificiale in cui si vede Trump inginocchiato che lecca voluttuosamente i piedi a Musk e la scritta «Lunga vita al vero re». Il video (ispirato all'immagine in cui il tycoon si è autoincoronato «re di New York») è stato rimosso rapidamente, ma alcuni sono riusciti a registrarlo e a trasmetterlo sui social dove è diventato virale. Un portavoce del dicastero ha dichiarato che «verranno prese azioni appropriate nei confronti di chiunque sia coinvolto».
L'episodio si inserisce nel clima di tensione causato dai massicci tagli alla forza lavoro federale imposti da Musk, che secondo una bozza di proposta circolata la scorsa settimana ha in programma di licenziare metà staff del dipartimento dell'Edilizia, passando da 8.000 a 4.000 persone.
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