È uno dei principi cardine dello stato di diritto: la separazione dei poteri. «La sentenza della Cassazione di fine anno - spiega Claudio Zucchelli, magistrato, oggi in pensione come presidente onorario aggiunto del consiglio di Stato - conferma quel che sapevamo da più di cento anni: i giudici non possono sostituirsi al governo e nemmeno al parlamento riscrivendo le norme».
Presidente Zucchelli, è aperto il dibattito sull'ultimo verdetto della Suprema corte: chi ha torto e chi ha ragione nel gioco delle interpretazioni?
«Non c'è niente da interpretare: la Cassazione ci ricorda che il giudice non è chiamato a rivedere la lista dei paesi sicuri. Quella spetta al governo, così come spetta alle Camere fissare le griglie che verranno applicate in concreto dall'esecutivo».
Ma allora qual è il compito del giudice?
«Valutare se i criteri siano stati seguiti dal governo in quel caso preciso. Se ad esempio si dice che in quel dato paese, poniamo l'Egitto, viene rispettato il diritto alla difesa, ma il governo non ha fatto una verifica sul punto, allora il giudice può eccepire. Ma il giudice non può cancellare dall'elenco uno stato e nemmeno mettere in discussione i parametri fissati dal legislatore, magari nascondendosi, come capita oggi, dietro il velo sottile e suggestivo della Costituzione e del rispetto dei sacri diritti dell'uomo».
Ma dopo la discussa sentenza della Corte europea è stato tutto un susseguirsi di provvedimenti della magistratura italiana che hanno disapplicato la norma o l'hanno contestata frontalmente davanti ai giudici di Lussemburgo. Quei magistrati sono in contrasto con la Cassazione?
«La Cassazione segue una giurisprudenza che di fatto nei suoi fondamentali è sempre la stessa dal 1889 e dalla nascita del diritto amministrativo e della IV sezione del Consiglio di Stato. I giudici si occupano del caso specifico, l'applicazione dei criteri è cosa del governo. L'unica domanda corretta da porre alla Corte di Lussemburgo sarebbe stata chiedere se ci fosse l'obbligo di attenersi alle indicazioni del Governo e la risposta sarebbe stava affermativa, così come leggo nell'ultimo paragrafo del verdetto tanto citato quanto poco letto».
La sentenza di Lussemburgo è stata equivocata?
«Ritengo di sì. Quella sentenza dice solo che una zona insicura rende tutto il paese insicuro. E aggiunge che è obbligo del giudice sindacare il metodo di giudizio e l'uso dei parametri e dei criteri indicati dalla direttiva Ue ma non giudicare lui stesso se il paese è insicuro. Secondo me, quel verdetto è stato allargato a dismisura facendo dire al collegio quel che il collegio a mio parere non afferma».
La Corte di Lussemburgo che si pronuncerà in febbraio potrebbe ribaltare di nuovo quel che ha spiegato la Cassazione?
«Non credo e non sarebbe logico, anzi andrebbe contro quel che sappiamo da moltissimi anni, in pratica dalla seconda metà dell'Ottocento. Non penso che la Corte possa e soprattutto voglia darci altri criteri: l'unica novità è quella ormai notissima che una regione insicura rende insicuro tutto il paese. Il resto non c'è».
Ma l'opposizione ritiene che il governo sia stato sconfessato dalla Cassazione. Sbaglia?
«Non si possono piegare i verdetti a fini politici. E questo vale anche per la Suprema corte.
Siamo, con tutto il rispetto, dalle parti della scoperta dell'acqua calda e non capisco tutto questo clamore degli ultimi mesi. La Cassazione ha lasciato correttamente l'ultima parola a Lussemburgo ma non credo che da Lussemburgo arriveranno sorprese».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.