Caso Almasri, l'Italia rischia il deferimento. "Colpa dei giudici che l'hanno scarcerato"

I dubbi di Nordio sugli errori di Pg e Corte d'Appello

Caso Almasri, l'Italia rischia il deferimento. "Colpa dei giudici che l'hanno scarcerato"
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Chi ha sbagliato sul mancato arresto del criminale di guerra libico Najeem Osama Almasri? Come anticipato da Repubblica e il Fatto, i giudici della Camera preliminare della Corte penale internazionale hanno chiesto al ministro della Giustizia Carlo Nordio di spiegare perché il generale libico, accusato sin dal 2011 di crimini contro l'umanità, non è stato loro «consegnato». Bisogna segnarsi questa parola, «consegna», perché è cruciale per capire la catena di errori, partita con un'istanza di scarcerazione che ha mandato in tilt il Pg e la Corte d'Appello. Il governo avrà trenta giorni di tempo, dovrà presentare una risposta in inglese o in francese alla comunicazione dei giudici dell'Aja che in 12 punti ha da par suo ricostruito la vicenda del mancato arresto del capo della famigerata milizia Radaa, già direttore del carcere di Mitiga dove avrebbe ucciso, torturato e violentato alcuni detenuti secondo i capi d'accusa contenuti nella condanna datata 18 febbraio.

Perché è stato scarcerato? Perché è stato rimpatriato su un volo di Stato italiano? Perché non sono state sottoposte a sequestro gli elementi di prova che l'indagato Almasri aveva con sé? Il generale libico era in giro per l'Europa da 12 giorni, tra Inghilterra, Germania, Francia e Svizzera prima di sbarcare a Torino per guardare la sua Juve giocare in casa contro il Milan. Dopo che l'arresto condotto dalla Digos e dalla Questura di Torino è stato dichiarato «irrituale» dalla Corte d'Appello di Roma su indicazione del Procuratore generale, tutto ciò che gli era stato giustamente sequestrato gli è stato restituito. Dunque, al di là delle richieste fatte a Nordio sul rimpatrio con volo di Stato (che però sarebbe di competenza del ministro dell'Interno Matteo Piantedosi), lo scontro tra governo e l'Aja sarà sugli errori «formali», sui «vizi» contenuti nell'atto della Corte penale che avrebbero reso l'atto nullo tanto da non potergli dare esecuzione. Secondo la Corte, infatti, quegli errori formali (per esempio la confusione su alcune date) sarebbero dovute essere oggetto di segnalazione alla Corte da parte di Via Arenula, visto che i giudici si erano resi disponibili a chiarire tutti i dubbi pur di avere in consegna Almasri e comunque solo dopo la convalida dell'arresto, che non ci è stata. «L'Italia rischia una constatazione formale di inadempienza e il possibile deferimento all'Assemblea degli Stati Parte o al Consiglio di Sicurezza dell'Onu», ci dice una fonte della Cpi. «Il vero vulnus è nella mancata convalida dell'arresto, è sbagliato che servisse l'impulso del ministro. Sul pasticcio si è innescata da un'istanza di scarcerazione da parte del legale di Almasri, irrituale o quanto meno intempestiva, che ha tratto in inganno il Pg». L'arresto della Digos è tutto fuorché «irrituale» perché «la polizia ha agito su mandato dell'Interpol.

E la Corte d'Appello ci è cascata pur non avendo elementi per scarcerare Almasri, almeno stando alla più genuina interpretazione della legge 237 del 2012», sottolinea la fonte. Eccola, la catena di errori che rischia di costarci cara.

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