Caso Paragon, la sinistra si aggrappa a Casarini per incastrare il governo

Opposizioni all'assalto per i casi di spionaggio. Esposto del leader per ripetere lo schema Almasri

Caso Paragon, la sinistra si aggrappa a Casarini per incastrare il governo
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Ostruzionismo, attacchi al calor bianco, richieste di informative parlamentari da parte della presidente del Consiglio Giorgia Meloni. L'opposizione, anche sulla vicenda dello spyware Paragon, si prepara a rimettere in scena quello che è ormai lo «schema Almasri». Con tanto di competizione, soprattutto tra Pd e M5s, per intestarsi il ruolo di capofila delle invettive contro il governo. Mentre Luca Casarini, capomissione della Ong Mediterranea, annuncia al Corriere della Sera la presentazione di un esposto «per avere chiarezza» sull'intrusione dello spyware, il fronte progressista torna alla carica e si aggrappa alla denuncia dell'attivista. In sfondamento, di nuovo, il leader di Italia Viva Matteo Renzi. «Un'azienda israeliana produce un potente software capace di leggere tutto nei telefonini. Il governo italiano compra questo software. Ma gli israeliani dopo un po' stracciano il contratto perché questa è l'accusa l'Italia non rispetta le regole e spia persone che non possono essere spiate, ad esempio i giornalisti. È una cosa enorme, una devastante violazione della privacy che come sapete io ritengo da sempre un diritto umano inalienabile», attacca l'ex rottamatore. Che poi mette nel mirino il sottosegretario, con deleghe ai servizi segreti, Alfredo Mantovano. «Il governo deve dirci chi è stato: è in gioco la credibilità delle istituzioni. Lo scandalo Paragon non può finire anche stavolta a tarallucci e vino. Chi ha sbagliato deve pagare. E Mantovano deve fare chiarezza indicando la struttura responsabile di questa violazione», punta Renzi.

Indica il sottosegretario anche Raffaella Paita, coordinatrice di Iv. «La presidente del consiglio ci deve dire cosa sta succedendo, è una questione di sicurezza nazionale. Chi aveva in uso Paragon? Chi decideva che dovesse essere messo in quello specifico smartphone? Una cosa è certa, la risposta a queste domande è competenza di Meloni e Mantovano, che devono chiarire con la massima urgenza in Parlamento», attacca.

Elly Schlein, pressata dall'attivismo di Conte, ricicla il gioco di parole a tema animale sfoggiato in Aula alla Camera durante l'informativa dei ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi. «La vicenda Paragon è estremamente grave, stiamo parlando di un software che entra nel telefonino e spia le chat. Sapete di chi? Dei giornalisti e degli attivisti di Mediterranea. Il governo deve chiarire, perché quello che hanno detto è stato smentito dal Guardian. Il governo non può, come ha fatto con quando ha liberato il torturatore libico Almasri, mettere la testa sotto la sabbia, la presidente del coniglio deve venire a spiegare», dice la segretaria dem da Taranto, dove si è collegata con L'Aria che Tira, su La7, dopo avere incontrato i lavoratori di un'azienda in crisi, la Network Contact. Esattamente come aveva fatto Conte, il giorno prima, parlando dallo stabilimento La Perla di Bologna.

Infatti il leader del M5s non perde tempo e tiene il punto. «La presidente Meloni, così chiacchierina sul social, dovrebbe venire in Parlamento a parlare di Almasri. Ci sono varie versioni menzognere e contraddittorie, venga a metterci la faccia lei e a dire quale è la versione finale. E poi ci dicano dello Spyware, giornalisti che vengono spiati, una cosa gravissima. E ci dica perché continua a difendere la Santanchè», incalza Conte.

Angelo Bonelli, invece, attacca Salvini.

«A rendere il quadro ancora più inquietante sono le parole di Matteo Salvini, secondo cui l'intera vicenda sarebbe parte di un regolamento di conti interno ai servizi segreti», dice l'esponente di Avs. «Chi ha ordinato di spiare?», insiste Nicola Fratoianni.

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