Un altro scostamento di bilancio da circa 20 miliardi. È quello che il governo si appresta a chiedere al Parlamento entro gennaio per finanziare il quinto decreto Ristori che dovrebbe essere chiamato «Salva imprese». Il conto totale del disavanzo aggiuntivo richiesto dopo la pandemia supererà, pertanto i 150 miliardi di euro, considerando i cinque precedenti del 2020 (20 miliardi per il dl Cura Italia, 55 miliardi per il dl Rilancio, 33 miliardi complessivi per i quattro dl Ristori e 23 miliardi per la manovra).
Insomma, il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri ha già impegnato una cifra pari a tre quarti dei fondi Ue destinati all'Italia da Next Generation Eu (209 miliardi) in termini di maggior deficit senza, tuttavia, aver intrapreso un percorso indirizzato alla ripresa e agli investimenti. Il piatto forte del dl Salva imprese, infatti, è costituito da indennizzi e nuova cassa integrazione. In particolare, si cercherà di universalizzare i ristori per le attività economiche e per i professionisti colpiti dai lockdown. Secondo quanto dichiarato recentemente da Antonio Misiani, viceministro dell'Economia, «l'intervento perequativo supererà la logica dei codici Ateco e delle classificazioni di rischio delle Regioni», ossia cercherà di essere universale e congruo.
Il centrodestra, però, è tornato all'attacco su questo tema in quanto il nuovo dpcm anti-Covid dovrebbe essere caratterizzato da nuove chiusure e confinamenti. «Forza Italia Anna Maria Bernini, che aggiunge: «Si vanifica così la speranza per ristoratori, baristi e negozianti di riavviare l'attività e molti rischiano di perdere anche la stagione dei saldi», ha commentato il capogruppo al Senato di Fi, Anna Maria Bernini, chiedendo al governo «di procedere da subito con risarcimenti congrui e immediati, che non possono essere inferiori al 100% del fatturato andato in fumo e col ritiro contestuale delle cartelle esattoriali». Il rinvio dei 50 milioni di atti notificati dall'Agenzia delle Entrate dovrebbe proprio trovare spazio nel nuovo dl.
Sempre in questo filone di provvedimenti dovrebbe rientrare l'esonero contributivo per le partite Iva e gli autonomi che hanno perso almeno il 33% del fatturato. La misura è inserita nella legge di Bilancio e finanziata con un miliardo di euro ma con il decreto lo stanziamento dovrebbe salire fino a 2,5 miliardi.
Con lo scostamento dovrebbe trovare soluzione anche il problema degli ammortizzatori per attutire l'impatto dello sblocco del divieto di licenziamento. La manovra, infatti, allunga la cassa in deroga fino a marzo. Dalla primavera gli esuberi andranno gestiti con i costosi strumenti ordinari anche se si ipotizza una proroga della cassa-Covid per i settori più colpiti come turismo e ristorazione (costo stimato di 5 miliardi). Ecco perché il ministro del Lavoro, Nuncia Catalfo, nell'incontro del 15 gennaio con i sindacati affronterà anche il tema di una modifica della Naspi che potrebbe prevedere o un allungamento a tre anni dai 2 attualmente previsti oppure la sostanziale invarianza del sussidio che dopo 4 mesi viene decurtato.
Anche in questo caso potrebbero servire più di 2 miliardi.Se vi sarà la disponibilità, non si esclude l'ipotesi di un bonus o di un ristoro per i lavoratori in smart working che perdono il diritto a straordinari e buoni mentre sostengono le spese di connessione.
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