Barcellona - Né oggi né domani Carles Puigdemont, presidente dell'autogoverno della Catalogna, si recherà al Senato di Madrid per parlare della questione catalana e difendere le ragioni che hanno provocato un netto strappo tra Barcellona e il governo centrale con la conseguente crisi istituzionale e l'imminente commissariamento. «È inutile fare questo passo, se il premier Rajoy ha già deciso che applicherà comunque l'articolo 155», ha dichiarato la Generalitat.
Una scelta che azzera eventuali possibilità di distensione tra il Gobierno e il Govern, prossimo all'esautorazione dopo il voto, domani, dei 266 senatori della Camera alta di Madrid. Pío García-Escudiero, presidente del Senato, nei giorni scorsi, consultandosi con Rajoy, aveva offerto al President la possibilità di chiarire la sua condotta «fuori dalle regole» e aprire al dialogo che lo stesso Puigdemont invocava. Lui era intenzionato a parlare ai senatori per convincerli a non votare l'art. 155 e mantenere così l'autonomia della regione, ma la volontà del premier Popolare Rajoy di procedere con le operazioni di trasferimento dei poteri da Barcellona a Madrid, anche in caso di nuove elezioni in Catalogna, ha sortito su Puigdemont l'effetto di chiusura totale. Alla Moncloa, intanto, si pensa alla lista dei ministri del governo che traghettare entro sei mesi la Comunità autonoma verso le elezioni. L'art.
155, se votato venerdì, prevede la decadenza di Puigdemont e dei membri del Govern, una pesante stretta sui poteri del Parlament e il trasferimento delle competenze di molti dipartimenti catalani, come gli Interni da cui dipende la polizia (Mossos), poi tv e radio pubblica e gli uffici di Finanza, Amministrazione, Trasporti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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