La cautela di Biden (e il segnale a Kiev) per evitare il disastro. La Russia "apprezza"

La mossa Usa: disinnescare il rischio di guerra totale e portare Zelensky su posizioni meno rigide. Per non affossare il dialogo col Cremlino

La cautela di Biden (e il segnale a Kiev) per evitare il disastro. La Russia "apprezza"

Non è più tempo di guerra e di escalation, ma di trattative. L'avviso, manco troppo recondito, emerge tra le righe dei comunicati con cui il presidente statunitense Joe Biden, il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg - e persino il presidente polacco Andrzej Duda, solitamente poco remissivo con Mosca - liquidano come un incidente attribuito ai missili fuori bersaglio di Kiev l'uccisione, martedì sera, di due cittadini di Varsavia in un villaggio al confine con l'Ucraina. Oltre a disinnescare il ricorso all'articolo 4 della Nato, il messaggio contiene l'ennesimo rifiuto della «no fly zone» più volte richiesta da Kiev. Il tutto nel contesto di una condanna insolitamente blanda di Mosca, responsabile - ma per la Nato non è una novità - di «attaccare l'Ucraina».

La novità più eclatante è, dunque, il destinatario di quel messaggio, ovvero il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Nell'ostinata caparbietà con cui l'alleato rifiuta la trattativa con Mosca e rivendica improbabili riconquiste della Crimea e dei territori del Lugansk e del Donetsk Washington intravvede l'indisponibilità a comprendere le proprie esigenze strategiche. Quelle esigenze nascono dal timore che gli insuccessi di Mosca portino al tracollo di Vladimir Putin aprendo la strada alla definitiva ascesa di quei tribuni della guerra che da mesi non risparmiano critiche al Cremlino. In quello scontro gli analisti statunitensi intravvedono il rischio di una pericolosa caduta nel caos seguita dal rischio di utilizzi sconsiderati e nefasti delle armi nucleari. Timori a cui s'aggiungono le preoccupazioni per le mire di una Cina pronta, in caso di sgretolamento del potere putiniano, ad allungare le mani su riserve energetiche e materie prime. Mosse che la trasformerebbero in un rivale impari anche per gli Stati Uniti. In questa prospettiva molto meglio offrire una rapida via d'uscita ad un «diavolo» in fondo conosciuto - e già mezzo sconfitto - come Vladimir Putin. Anche per evitare disgrazie peggiori di quelle sperimentate in passato con le incaute eliminazioni di Saddam Hussein e Muhammar Gheddafi.

Proprio questi interessi strategici sul fronte globale hanno spinto, nelle ultime settimane il Consigliere per la Sicurezza Nazionale Usa Jack Sullivan ad intrecciare colloqui a distanza con l'omologo russo Nikolai Patrushev. A quei colloqui ha fatto seguito, lunedì scorso, un lungo incontro a quattrocchi in quel di Ankara, tra il capo della Cia William Burns e Sergei Naryshkin, direttore del servizio d'intelligence estero russo. Nel corso di quell'incontro si è accennato, secondo fonti del Giornale, agli assetti territoriali che potrebbero far da sfondo ad un'intesa tra Mosca e Kiev accompagnata dal beneplacito statunitense. Mosca che avrebbe già rinunciato alla pretesa di «denazificare l'Ucraina» (leggi far cadere Zelensky) e ottenerne il «disarmo totale» dovrebbe - nell'ottica degli Usa - venir convinta a ritirarsi da quanto le resta dei territori di Kherson e Zaporizhzhia oltre che dalla centrale nucleare di Energodar. In cambio le verrebbe ufficiosamente garantita la sovranità sui territori già controllati delle repubbliche indipendentiste di Lugansk, Donetsk e della Crimea. In cambio del ritiro russo dai territori di Kherson e Zaporzhzhia Kiev dovrebbe, nei piani negoziali statunitensi, garantire il rifornimento idrico della Crimea lasciando aperto il flusso del Dniepr attraverso la diga di Kakhovskaya e un corridoio stradale per i collegamenti tra Mariupol e la stessa Crimea. Tutte proposte che Mosca ha ascoltato pur continuando a non escludere la possibilità di un'offensiva per garantirsi, al termine del gelo invernale, la conquista autonoma di quel 40 per cento di territori del Donetsk ancora in mano ucraine.

Ma la disponibilità del «nemico» russo ad ascoltare - pur senza approvare - è già un mezzo successo. Molto meno accettabile è invece, nella prospettiva statunitense, l'irrequieto bellicismo di un Zelensky a cui Washington ha già garantito oltre 60 miliardi di dollari in aiuti militari e finanziari.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica