"Certe etnie odiano le donne". Ovvio, ma è bufera su Nordio

Il ministro della Giustizia: "Allarme femminicidi, alcune culture non hanno la nostra sensibilità". Sinistra furiosa

"Certe etnie odiano le donne". Ovvio, ma è bufera su Nordio
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Il ministro Carlo Nordio ha detto un'ovvietà sui femminicidi ed è stato aggredito (verbalmente) come se il dibattito politico fosse ridotto a una chat internettiana in cui ciascuno spara dei dati senza badare a quelli altrui. Accadrà, questo, sinché le cifre sui femminicidi di Istat e Viminale non saranno unificate benché entrambe dicano, a ben leggere, la stessa cosa: che calano gli omicidi complessivi, calano quelli di donne, e calano anche quelli tra partner o ex partner, ossia i femminicidi propriamente detti: questo almeno in Italia, perché in Europa le definizioni di femminicidio non sono unificate.

Nell'attesa, ci facciamo bastare i dati del ministero dell'Interno che ha comunicato (ieri) un report neo-trimestrale secondo il quale, nell'ultimo trimestre, sono calati tutti gli omicidi (da 80 a 57, -29 per cento) e sono calati gli omicidi di donne (da 26 a 17, - 35 per cento) e anche gli omicidi familiari (da 38 a 25, -34) e quelli con vittime femminili (da 13 a 10, -23 per cento).

E Nordio che c'entra? Ieri, banalmente, ha detto che in Italia una parte dei femminicidi è compiuta da stranieri per via di culture che considerano la donna inferiore: un esempio poteva essere quello evidenziato su queste pagine, ieri, a proposito del consigliere comunale bresciano di origine indiana e di religione Sikh che è sotto indagine per aver impedito alle figlie di vivere all'occidentale, e di averle perciò maltrattate, picchiate e recluse dopo che suo figlio (arrestato) è stato pure accusato di averle violentate.

Per la precisione ha detto, Nordio, ieri, che la repressione non può sempre bastare «soprattutto per quanto riguarda giovani e adulti di etnie che magari non hanno la nostra sensibilità verso le donne». Poi, testuale: «Abbiamo fatto il possibile sia come attività preventiva per incentivare il codice rosso e accelerare i termini sia nell'aspetto repressivo». Lo ha spiegato a margine di una iniziativa della Camera penale, aggiungendo che «abbiamo addirittura introdotto il reato di femminicidio che ci è costato anche qualche critica». Insomma, è anche «una questione di educazione».

Che c'è da contestare? Tutto. La capogruppo Pd alla Camera, Chiara Braga, ha detto che «quello di Nordio è un razzismo strisciante che emerge in tutto il suo fulgore: a quando il manifesto della razza? Sarebbe gravissimo se la premier Meloni non prendesse le distanze». Le distanze da che cosa?

Luana Zanella, capogruppo di Avs alla Camera, ha detto che «affermazioni sulla famiglia di origine del bambino non sono quello che pensiamo possa servire al cambiamento... Per quanto riguarda il Ddl Femminicidi, il ministro Nordio ce ne vuole spiegare l'utilità per le donne che sono state uccise dopo la sua entrata in vigore?». In effetti i femminicidi sono soltanto calati: non sono stati, cioè, completamente estirpati dalla società occidentale. Sulla questione, ieri, sono intervenute soprattutto donne con l'aria di chi si sentiva chiamata in causa: «Alcuni ministri non hanno la giusta sensibilità per capire il problema della violenza contro le donne. Se ce l'avessero, comprenderebbero che la stragrande maggioranza dei femminicidi sono commessi da maschi italianissimi».

Questo invece l'ha detto la deputata Pd Michela Di Biase, benché contrasti, proporzionalmente, con tutti i dati disponibili. In ogni caso la De Biase ha la soluzione: «Investire sull'educazione sesso-affettiva nelle scuole e rafforzare la cultura del rispetto con programmi concreti». Nordio se lo segni.

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