In quale paese vive (e in quale università lavora) chi vanta la «capacità imprenditoriale» degli istituti che sarebbero stati in grado di far fruttare al meglio l'alternanza scuola-lavoro? Quanti dirigenti scolastici sono davvero riusciti nell'impresa? L'alternanza scuola-lavoro ha significato in moltissimi casi un fallimento, l'improbo sradicamento di tanti ragazzi dal loro habitat naturale (l'aula) verso territori avari d'esperienze, quando non insensati, inservibili o del tutto inospitali. In quale paese vive (e in quale università lavora) chi è ancora rimasto fermo a quelle famigerate prove Invalsi che da tempo, per come continuano a essere pensate e strutturate, non documentano «periodicamente» alcunché (sempre che abbiano mai davvero documentato qualcosa) perché geoculturalmente indifferenziate? E dove li mandiamo, per un semestre, gli studenti delle scuole medie inferiori di Napoli, la città dove l'autrice della lettera indirizzata al ministro Bussetti insegna, se si devono spostare a mille chilometri da casa? Non a Genova o Bologna, e, rimanendo un po' strette anche Milano o Torino, dovrebbero essere portati in massa ad Aosta o giù di lì. Ho visitato, nell'ultimo anno, decine di scuole italiane. Gli studenti meridionali sono vivaci, intelligenti, reattivi come quelli del Centro e del Nord. Fra un po', a forza di risposte «creative» dei geni di turno a interventi strutturali mancati, gli studenti più svogliati dell'Italia padana li spediremo nel Mezzogiorno per punizione.
Come l'Alberto (Claudio Bisio) di Benvenuti al Sud, direttore di un ufficio postale brianzolo. Vuole trasferirsi a tutti i costi a Milano, e si finge paraplegico per raggiungere il suo scopo. L'inganno viene però scoperto e così il furbetto viene mandato a dirigere il traffico postale a Castellabate.
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