Chi può aspettarsi il rimborso (e chi no)

Gli indennizzi del Fondo andrebbero decisi valutando quattro tipi di clientela, in base ai rischi e ai conflitti di interesse

Chi può aspettarsi il rimborso (e chi no)

Il governo, in altre faccende affaccendato, sotto la pressione di segnali allarmanti, si è deciso a varare un Fondo di indennizzo dei risparmiatori delle quattro banche locali «salvate», che deve decidere caso per caso e viene denominato «fondo di solidarietà». Ma non si tratta di «solidarietà», bensì di ristoro dei diritti dei risparmiatori lesi, che la Costituzione tutela con l'articolo 47, che l'attuale governo non menziona mai, come se fosse cosa di cui vergognarsi. Essendo l'indennizzo da stabilire nei vari casi, è necessario un metodo. Ci sono, qui, quattro ipotesi fondamentali di danneggiamento senza causa lecita, di cui ci sono diversi responsabili, che vanno individuati. Infatti il «Fondo di solidarietà» sarà finanziato dal Fondo di garanzia interbancaria, che il sistema bancario dovrà ricostituire, con costi a carico di chi usa i suoi servizi e dei suoi azionisti. In una economia libera e responsabile, non deve pagare solo l'assicurazione. Occorre che paghino anche i responsabili del danno, se ne hanno colpa o dolo. Le quattro categorie, in ordine crescente di gravità, sono le seguenti: A) vendita da parte di altre banche, di obbligazioni subordinate e di azioni di una delle 4 banche in questione a persone fisiche; B) vendita da parte di una delle 4 banche di proprie azioni o obbligazioni subordinate a clienti, che ne usano i servizi; C) vendita da parte di una delle 4 banche di proprie azioni o obbligazioni subordinate a clienti che hanno ottenuto un prestito; D) vendita da parte di una delle 4 banche, a clienti che hanno avuto un prestito, di proprie azioni o obbligazioni subordinate, collegate al prestito come garanzia, diventando non cedibili.Le quattro categorie di casi riguardavano investimenti rischiosi, dato che le banche «salvate» erano in cattive condizioni: Cassa di Risparmio di Ferrara e Banca Marche sono state commissariate da Banca d'Italia nel 2013, Banca Etruria nel febbraio 2014 e Cassa di Risparmio di Chieti nel settembre 2014, per i troppi debiti e la cattiva gestione. Ma la conoscenza di questo rischio, negli anni precedenti e in questi ultimi per una persona normale, è molto diversa per le obbligazioni subordinate rispetto alle azioni. Infatti la gente di solito sa che cosa sono le azioni, non le «obbligazioni subordinate»: prodotti finanziari particolari, con nome ingannevole, che ne nasconde la natura. Queste obbligazioni sono responsabili del capitale sociale in subordine alle azioni. Ossia, nel caso di perdite che incidono sul capitale sociale, prima si annulla quello delle azioni poi, se ci sono altre perdite, si incide sul valore sulle obbligazioni subordinate, che - così - si tramutano in azioni e diventano prive di valore. Meglio sarebbe chiamarle con un nome che ne indichi la natura di «titoli a reddito fisso equiparati ad azioni», con sottotitolo «che rispondono del capitale sociale». Lo Stato consente la vendita di sigarette con la scritta sul pacchetto «il fumo uccide». Ma le banche possono vendere le «obbligazioni subordinate» a persone che ignorano la loro natura, salvo leggere un lungo «prospetto». Queste persone, inoltre, nei casi in esame, quasi sempre ignoravano che le banche emittenti fossero ad alto rischio, perché si erano dedicate ad attività ambiziose, senza avere conoscenze e capitali adeguati e magari per altre ragioni che anche ora si ignorano. E quindi nella categoria A, si pone la questione se il cliente che ha comprato questi titoli fosse stato informato del rischio, se il suo investimento fosse classificato ad alto rischio, se gli fosse stato consentito di passare a un investimento a minor rischio e così via. Ma c'è pure da vedere se la «commissione» della banca era, per questi titoli, alta o bassa. Per la categoria B, l'indennizzo deve esser maggiore, perché il rapporto di fiducia fra cliente e banca ha influenzato la decisione. Dato il conflitto di interessi della banca col cliente qui si deve invertire l'onere della prova, dato che chi ha un conflitto di interessi non è credibile. Toccherà alla banca dimostrare che il risparmiatore suo cliente era stato bene informato. Nella categoria C, c'è un legame col prestito, che aggrava il conflitto di interessi e lo configura come pressione sul risparmiatore quasi succube. Nella categoria D), c'è una persistente costrizione della banca sul risparmiatore come suo debitore.

Chi è responsabile dell'abuso di fiducia e delle pressioni? I capi della banca, i capi filiali, i funzionari o l'insieme? E si può dire che il governo ignorasse quel che facevano con le loro obbligazioni queste quattro banche, commissariate da Banca d'Italia dal 2013 o dal 2014? Come mai esso non si è occupato prima d'ora di questo tema, mentre Banca d'Italia e Consob avevano chiesto che la legge vietasse la vendita di obbligazioni subordinate a persone fisiche?

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