Chi sono i tre candidati del centrodestra

L’ex ministro all’Istruzione, il giudice in pensione simbolo del garantismo e il già presidente del Senato sono i profili indicati dai leader della coalizione

Chi sono i tre candidati del centrodestra

L’ex presidente del Senato Marcello Pera, il giurista Carlo Nordio e l’ex primo cittadino di Milano Letizia Moratti sono i nomi proposti dalla coalizione conservatrice per succedere a Mattarella.

Il primo nome, in ordine alfabetico è quello di Letizia Moratti, attuale vice presidente della Regione Lombardia, unica quota rosa tra le proposte avanzate su cui trovare la convergenza. La 72enne, figlia di un partigiano e moglie del compianto petroliere Gian Marco Moratti, con cui ha avuto due figli Gilda e Gabriele, nonché cognata del presidente dell’Inter Massimo Moratti, ha ricoperto quasi tutti gli incarichi istituzionali.

E’ stata la prima donna a presiedere la Rai, già nell’ormai lontano 1994. Da sempre, infatti, si è distinta per i ruoli svolti sia nella finanza, considerando l’esperienza acquisita nelle aziende di famiglia e in Ubi Banca, sia per i media, tanto da farle prendere nel 1998 le redini di News Corp Europe, società facente capo a Murdoch. Nota, però, soprattutto la sua esperienza nel governo Berlusconi. Pur non avendo mai ricevuto la tessera di Forza Italia, il Cavaliere dopo averla voluta come ministra dell’Istruzione dal 2001 al 2006, dove si distinse per aver introdotto il tanto discusso voto in condotta, prima di succedere ad Albertini come sindaco di Milano, l’ha indicata come vice premier.

L’esperienza più importante, come più volte dichiarato, è stata quella a Palazzo Marino, dal 2006 al 2011, dove nei fatti si è battuta per la candidatura di Milano all’Expo. Oggi, invece, è vice presidente e assessore al Welfare nell’esecutivo della Regione Lombardia guidato da Attilio Fontana, che in piena pandemia l’ha chiamata per ricoprire uno dei ruoli più difficili a cui nessuno voleva adempiere. Stiamo parlando, infatti, di una donna che si è sempre distinta per il suo carattere forte e per lo spirito indipendente, considerando che a 21 anni si è laureata, mentre a 25 aveva già la sua prima azienda di brokeraggio. Un nome che potrebbe essere gradito anche alla sinistra, soprattutto quella del Nord, tenendo conto dell’allora inaspettato sostegno all’ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia.

Carlo Nordio, 64enne magistrato in pensione, originario del trevigiano, invece, è il nome voluto soprattutto da Giorgia Meloni. L’ex togato, da anni, è un modello per i garantisti, che non rinunciano a invitarlo a convegni e iniziative sul tema della giustizia. E’ stato procuratore aggiunto di Venezia, dove ha seguito la celebre inchiesta sul Mose. Le battaglie che lo hanno reso simpatico alla destra, però, sono state quelle durante gli anni di Tangentopoli quando prese le distanze dal pool di Mani Pulite e avviò delle indagini sulle cooperative rosse.

Amante della scrittura e dei libri, oggi, pubblica sul Messaggero. Particolare la sua battaglia per la riforma della giustizia, avendo più volte indicato un cambiamento ancora più profondo rispetto a quello voluto dalla ministra Cartabia. Non mancano, però, neanche le collaborazioni con le varie commissioni. In modo particolare si ricorda il suo impegno sul caso David Rossi, il funzionario di Monte Paschi di Siena la cui morte resta ancora un giallo.

Lo stesso Nordio, però, come Moratti può vantare amicizie sia a sinistra, tra cui quella dell’ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia, con cui ha scritto un libro, sia a centro. Dal 2018, infatti, è componente della Fondazione Luigi Einaudi, centro di ricerca che promuove la diffusione e la conoscenza del pensiero liberale. Detto ciò, è stato sempre apprezzato per il suo carattere umile, tanto da portargli a dire di non essere il candidato giusto al Quirinale e la sua attenzione al dialogo. Uno dei pochi che sul tema giustizia non si è sottratto mai alle pungenti domande dei cronisti. In modo particolare su Berlusconi, non ha mai rinunciato a sottolineare gli errori commessi nei vari processi, mentre sul caso Palamara, ha sempre sostenuto l’esistenza delle correnti all’interno della magistratura.

Il terzo nome, infine, è quello di Marcello Pera, 78enne, nato a Lucca, già presidente del Senato, ma con un passato da filosofo. Pur cominciando a lavorare nella Banca di Toscana, grazie alla sua immensa passione per il pensiero, riesce a diventare docente universitario sia a Pisa che a Catania, nonché a distinguersi a livello mondiale per gli studi sia sul metodo scientifico e l’induzione, sia sul rapporto tra scienza e filosofia. Per quanto riguardo la politica, inizia nel Psi dove stabilisce un rapporto di stima con Craxi, ma nel 1994, spinto dall’amico Lucio Colletti, aderisce a Forza Italia, dove è senatore fino al 2013. Durante Tangentopoli, si distingue per il suo giustizialismo di ferro.

L’incarico più importante ricoperto è certamente quello a Palazzo Madama, considerando che presiede l’assemblea tra il 2001 e il 2006, con un governo guidato dal centrodestra. Nonostante ciò, la sua conversione e in modo particolare i suoi studi sul cristianesimo, gli hanno fatto avere dalla sua parte la simpatia di gran parte del mondo cattolico. Pera, infatti, ha scritto addirittura un libro sulle radici cristiane con Ratzinger. Negli anni, comunque, è riuscito ad accaparrarsi diverse simpatie, tra cui quella di Matteo Renzi. Non mancò di sostenerlo durante il referendum costituzionale che poi portò l'ex premier a dimettersi.

Gli apprezzamenti, nei suoi confronti, comunque, sono trasversali tenendo conto che Pera, oggi fortemente voluto da

Salvini ha sposato addirittura la battaglia sulle droghe leggere portata avanti negli anni novanta da Luigi Manconi, al momento candidato di bandiera di Sinistra Italiana ed Europa Verde.

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