Tre anni e un mese di reclusione. Questa la richiesta di condanna arrivata dai pm per l'ex sindaco di Roma, Ignazio Marino, accusato di peculato, falso e truffa nell’ambito di due diversi processi riguardanti il caso ‘scontrino-gate’ e il pagamento di consulenze per la sua onlus Imagine.
Nel processo, con rito abbreviato, in cui il Comune di Roma è parte lesa, si contesta a Marino di aver speso, tra luglio del 2013 e giugno del 2015, 12700 euro in ‘cene sospette’ con la carta di credito che aveva a disposizione in qualità di sindaco di Roma. Secondo gli inquirenti, tali cene sono state consumate "generalmente nei giorni festivi e prefestivi, con commensali di sua elezione, comunque la difformi della funzione di rappresentanza dell'ente". I ristoranti preferiti dall'allora sindaco erano a Roma, ma anche in altre città come Milano, Genova, Firenze e Torino.
Marino avrebbe, inoltre, impartito "disposizioni al personale addetto alla sua segreteria affinché formasse le dichiarazioni giustificative delle spese sostenute per le cene, inserendovi indicazioni non veridiche tese ad accreditare la natura 'istituzionalè dell'evento, ed apponendo in calce alle stesse la sua firma". Queste le motivazioni addotte dal pm Roberto Felici nella sua richiesta di condanna per l’ex sindaco della Capitale che avrebbe persino indotto il personale della segreteria del Campidoglio a "redigere atti pubblici attestanti fatti non veri e recanti la sua sottoscrizione apocrifa".
Per quanto riguarda l’inchiesta sulla onlus Image, di cui Marino è stato fondatore e presidente e che coinvolge anche tre persone, l’ex sindaco è accusato di aver creato un danno patrimoniale di 6000 euro all'Inps per il mancato versamento degli oneri contributivi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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