Rieccolo. Il fantasma del Fascismo torna ad aleggiare sul governo Meloni e sulla reputazione della premier. Accade tutto a poche ore dalla conclusione del G7 di Borgo Egnazia e alla vigilia della cena che dava il via ieri sera alle grandi manovre per il rinnovo della Commissione.
Nemmeno il tempo di celebrare il successo dell'evento pugliese, ed ecco riaprirsi l'armadio del passato, un passato lontano 80 anni, ma utile a sporcare l'immagine della leader della destra italiana. E in contemporanea accuse velenose colpiscono anche Ursula von der Leyen che della Meloni ha bisogno per cercare di puntellare la propria riconferma al vertice della Commissione. Von der Leyen, secondo quattro funzionari che hanno parlato con il sito di Politico.eu avrebbe addirittura fermato, almeno in questo momento così strategico, un documento ufficiale della Ue. Nel testo si parlerebbe di un giro di vite contro la libertà di stampa in Italia, cominciato naturalmente con l'avvento dell'esecutivo Meloni poco meno di due anni fa. Von der Leyen avrebbe tergiversato, cercando di tirarla in lungo, per ottenere l'appoggio di Meloni al momento della conta dei voti.
Insomma, la notizia sottostante, raccontata da Repubblica nel suo sito, sarebbe l'involuzione in chiave autoritaria nel rapporto fra Roma e il quarto potere. Una deriva che la stessa Ue avrebbe deciso di stigmatizzare, salvo rallentare ora. «L'agenda - replicano a Bruxelles - è indicativa». Ma le polemiche salgono: «C'è da augurarsi - controreplica l'ex ministro Pd Andrea Orlando - che la notizia non sia vera. Sarebbe un duro colpo per la credibilità delle istituzioni europee».
Non basta. Rimbomba anche l'inchiesta di Fanpage che mostra i saluti romani e le «fascisterie» nei comportamenti dei giovani militanti di Fratelli d'Italia, riuniti in Gioventù nazionale. Il portavoce della Commissione Eric Mamer, sollecitato da un giornalista di Piazzapulita (La7), risponde con parole nette: «L'Ue condanna la simbologia fascista». Ovvio che sia così, ma quel che conta è la tempistica: si apre un caso mentre si gioca la partita pesante delle poltrone apicali a Bruxelles.
E in qualche modo si oscura la centralità che Meloni ha conquistato con il voto e poi con il G7.
Del resto, come racconta sempre Repubblica on line, le parole di Mamer sono in linea con quelle della presidente del gruppo dei socialisti e democratici Iratxe Garcia Perez che si è detta «scioccata dal documentario» di Fanpage e rispolvera «il passato imperdonabile di chi ancora inneggia al Fascismo, al razzismo, all'intolleranza». È la vecchia, comoda tentazione: si fa di tutta l'erba un Fascio.
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