New York. Nonostante il gelo dell'Alaska il clima è infuocato nelle stanze del Captain Cook Hotel di Anchorage, dove si è tenuto il primo vertice ad alto livello tra Cina e Usa dall'insediamento dell'amministrazione di Joe Biden. I colloqui tra il segretario di Stato americano Antony Blinken e il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan con i due principali diplomatici del Dragone, il consigliere di Stato e ministro degli Esteri Wang Yi e il capo della diplomazia del Partito comunista Yang Jiechi, è iniziato con uno scambio di accuse durissimo, una rissa diplomatica davanti alle telecamere di tutto il mondo, anche se fonti Usa hanno assicurato che i successivi colloqui a porte chiuse sono stati «sostanziali, seri e diretti». Le dichiarazioni di apertura, sulla carta un'apparizione per la stampa di pochi minuti, sono durate più di un'ora con reciproche frecciate al vetriolo.
Blinken ha subito elencato una serie di temi «molto sensibili», sottolineando le profonde preoccupazioni per i comportamenti di Pechino a Hong Kong e nello Xinjiang, le pressioni su Taiwan, gli attacchi informatici agli Stati Uniti e la coercizione economica degli alleati americani. «Ciascuna di queste azioni minaccia l'ordine basato sulle regole che mantiene la stabilità globale», ha aggiunto il titolare di Foggy Bottom: «Il nostro intento è quello di essere diretti sulle nostre preoccupazioni e sulle nostre priorità, con l'obiettivo di un rapporto più chiaro tra i nostri paesi da qui in avanti».
Lo scontro tra le due potenze, definito da Blinken «il più grande test geopolitico del 21esimo secolo», ha dimostrato che il rapporto sarà teso e difficile: «Non vogliamo un conflitto», ha detto il segretario di Stato, spiegando che Washington è favorevole a una «concorrenza dura». E il presidente Biden si è detto «orgoglioso» di lui. Pechino, da parte sua, ha assicurato che la propria delegazione era arrivata in Alaska «con la mente concentrata sul dialogo strategico», ma gli americani hanno distorto il senso delle battute preliminari, superando il tempo a loro disposizione e muovendo accuse irragionevoli, «non in linea con il protocollo diplomatico». Per questo, il capo della diplomazia del Partito Comunista ha replicato duramente punto per punto alle affermazioni di Blinken. Yang Jiechi ha contestato a Washington di usare la sua potenza militare e la sua supremazia finanziaria per opprimere altri paesi, «abusando della nozione di sicurezza nazionale per ostacolare i normali scambi commerciali e incitare gli attacchi a Pechino». Quindi ha ribaltato le accuse sui diritti umani, affermando che gli Stati Uniti hanno una lunga storia di problemi su questo fronte e denunciando una situazione in Usa che è a un livello molto basso, con gli afroamericani «massacrati».
Se i funzionari del Dragone hanno puntato il dito contro gli Usa poiché incitano altri paesi ad attaccare la Cina, Washington ha affermato che le controparti sono arrivate in Alaska con l'intento di farsi notare. «La Cina non accetterà accuse irragionevoli da parte degli Stati Uniti», ha ribattuto il ministro degli Esteri Wang Yi, per il quale i legami tra i due paesi hanno incontrato «difficoltà senza precedenti» che hanno danneggiato gli interessi di entrambe le parti e «che non dovrebbero continuare».
Inoltre ha esortato gli Usa ad «abbandonare completamente la pratica egemonica di interferire intenzionalmente negli interessi cinesi»: «È un problema di vecchia data ed è tempo che cambi». Il consigliere per la sicurezza nazionale di Biden, da parte sua, ha risposto che l'America non cerca il conflitto con la Cina, ma «difenderemo sempre i nostri principi, per il nostro popolo e per i nostri amici».
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