Come nelle serie tv d'autore, il finale non è ancora scritto. «La palla è nelle mani di Conte» dice sibillino Matteo Renzi. Ma è all'ex premier fiorentino che tutti guardano per sapere se, con il nuovo anno e la (faticosissima e pasticciata) chiusura della sessione di bilancio, darà fuoco alle polveri o sarà costretto alla retromarcia. Nel Pd si cerca da giorni di avallare questa tesi, ma in privato molti esponenti dem si mostrano assai meno convinti: «Se Renzi si è spinto così avanti è perché è deciso ad andare fino in fondo: ormai la partita è «o me o Giuseppi'», assicura ad esempio un ex ministro che conosce bene il senatore di Scandicci. Del resto alle elezioni anticipate non crede nessuno, «men che meno il Quirinale», dice la stessa fonte, anche perché la legge elettorale uscita dal ciarlatanesco mix tra Rosatellum originario, taglio dei parlamentari e ridisegno dei collegi non è praticabile.
Il cinepanettone della crisi, dunque, non finisce col Natale e neppure col Capodanno o l'Epifania. Non sarà un blockbuster come quelli dei fratelli Vanzina, ma nonostante lo scarso successo al botteghino dei sondaggi Renzi si è dimostrato come al solito il più abile e spregiudicatotra i protagonisti della politica italica. Finora è stato lui a controllare la trama, la sceneggiatura, i dialoghi (con tanto di script fatti filtrare battuta per battuta dopo gli incontri riservati), e ovviamente il cast: c'è il kamikaze Ettore Rosato incaricato di lanciarsi in picchiata contro il premier: «Non c'è più fiducia verso Conte: il premier la ha sciupata». C'è il tenace caterpillar Maria Elena Boschi che, con aria da implacabile maestrina dalla penna rossa inchioda il presidente del Consiglio alle sue responsabilità e gli impedisce di usare l'uscita di emergenza: «Neghi di aver tentato di varare la cabina di regia del Recovery plan con un emendamento alla finanziaria? Guarda che lo sappiamo come si scrive un emendamento». Fino a costringere il ministro Gualtieri e il sottosegretario Fraccaro a darle ragione, smentendo il premier. E c'è la volitiva Teresa Bellanova, che grazie al suo personaggio verace può permettersi le battute più aggressive: «Se il premier non sa neppure che era un emendamento questo governo non è inutile, ma pericoloso».
Il rischio principale di flop del cinepanettone sta ora nella capacità manovriera di Conte e nella sua disperata ansia di sopravvivenza. Quella per la quale da Palazzo Chigi fanno circolare voci, diligentemente riprese come notizie dai giornali della scuderia governativa (dal travagliesco Fatto al semi-clandestino La Notizia), sulla futura esplosione dei gruppi parlamentari di Iv e sulla costituzione di nuovi gruppi pro-Giuseppi. Il quale, secondo questa vulgata destinata a spaventare le fronde interne raccontando Conte come un invincibile «revenant», si preparerebbe allo scontro finale con l'ex premier, attendendo con gioia la rottura e la sfiducia per cacciare Italia viva dalla maggioranza e sostituirla prontamente con «responsabili» provenienti dalle file di Fi, Iv, M5ss e centristi, attirati dal miraggio di essere rieletti a fine legislatura in una futura Lista Giuseppi.
Via al Conte Ter, insomma, con nuova maggioranza e dunque nuova fiducia, e la possibilità di un rimpastone per soddisfare gli appetiti del Nazareno e di Di Maio. Secondo Renzi, però, questo happy ending esiste solo nelle fantasie contiane. Non resta che vedere chi la spunterà.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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