"Clamoroso lasciarlo ai domiciliari. Si impedisce a Toti di fare politica"

Il leader di Noi Moderati: "Motivazioni contraddittorie, giustamente non si dimette. Il Tribunale del Riesame metta fine a tutto questo"

"Clamoroso lasciarlo ai domiciliari. Si impedisce a Toti di fare politica"
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Maurizio Lupi, segretario di Noi moderati interviene sul caso Toti alla vigilia della decisione della difesa del governatore di presentare la richiesta di incontrare i vertici della maggioranza in Consiglio regionale.

Onorevole Lupi, sembra che per Toti ancora bloccato dalla custodia cautelare non valgano gli stessi principi che sono valsi per altri indagati.

«La questione dirimente è il principio fondante che la presunzione non è di colpevolezza ma di innocenza. L'arresto preventivo è uno strumento eccezionale tanto per un privato cittadino quanto più per chi rappresenta le istituzioni, visto che in questo caso si limita anche l'esercizio della democrazia».

Che poi è il principio del garantismo, tanto sbandierato anche dalle opposizioni, anche se non per tutti.

«Non sono garantista a corrente alternata. Credo che la magistratura debba fare il suo lavoro ma si debba garantire la presunzione d'innocenza dell'indagato. Poi se si arriva fino in fondo all'iter giudiziario rispettando i paletti del garantismo sono ancor più soddisfatto».

Però non è da considerarsi anomalo questo status del governatore ligure, bloccato come se potesse reiterare il reato o manipolare le prove? Finora gli è stato contestato di aver ricevuto somme che sono state tutte regolarmente denunciate.

«Le motivazioni di questa custodia cautelare sono clamorose. Ma l'unica cosa che questa custodia impedisce a Toti è di fare politica»

Toti è al secondo mandato e le politiche si terranno tra tre anni. C'è il rischio che la custodia duri a lungo?

«La reiterazione del reato di solito è qualcosa che avviene lontano dai riflettori. È la natura stessa dell'esercizio della politica a essere pubblica e sotto gli occhi di tutti. Ci leggo una contraddizione nelle motivazioni».

Toti resiste intanto dice no all'ipotesi di dimissioni.

«Giustamente. Immaginiamo che si dimetta. E che poi risulti innocente. Chi paga poi per la mancata possibilità dell'azione democratica e di governo del presidente?»

Il caso Toti arriva quando in parlamento si parla della riforma della giustizia. Solo una coincidenza?

«Continuo a credere che sia solo una coincidenza. In questo momento abbiamo tutti una sola responsabilità: quella di difendere il valore delle istituzioni. È nell'interesse stesso della magistratura evitare che un errore giudiziario la penalizzi di fronte all'opinione pubblica».

La legge Severino spiega bene in che modo si deve procedere alla sospensione del politico inquisito.

«Non sono un entusiasta difensore della legge Severino. Tuttavia questa norma dice che per arrivare alla sospensione non basta nemmeno il rinvio a giudizio ma serve un giudizio di colpevolezza. Qui non siamo nemmeno al rinvio a giudizio!»

Un movimento di opinione sul caso Toti però non c'è stato. Perché?

«La strategia che ha seguito Toti con molta intelligenza è incentrata sulla necessità di non aprire un conflitto con la magistratura. Rivendicando bensì i propri diritti».

L'aver presentato una memoria e risposto alle domande non è però bastato.

«Mi auguro proprio che con il Tribunale del riesame si ponga fine a tutto questo».

Il centrodestra si riconosce ancora nella presidenza Toti oppure la maggioranza si sta sfilacciando?

«La coalizione è compatta.

Lo dimostra il voto di martedì in Consiglio regionale contro la mozione di sfiducia. Semmai a preoccuparmi è il rischio che questa situazione impedisca di portare a termine nei tempi previsti i progetti legati al Pnrr».

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