Code di tre chilometri (e 8 ore) per i tamponi "rapidi" drive-in

Attese a Roma e Milano. Bimbi in auto con la febbre. A Firenze i pediatri chiedono 4.500 test in un giorno

Code di tre chilometri (e 8 ore) per i tamponi "rapidi" drive-in

Code di 3 chilometri e un'attesa tra le sei e le otto ore. Come da previsione, i tamponi drive through, quelli fatti direttamente in auto, senza scendere dalla propria vettura, sono stati presi d'assalto. A Milano, Roma, Torino la scena è sempre la stessa: persone che aspettano tutto il giorno, che a metà fila, esasperati, decidono di mollare il colpo, che riprovano davanti a un altro ospedale ma trovano la stessa calca. Finchè non si potrà fare il test rapido anche dal medico (cioè a breve, promette il ministro alla Salure Roberto Speranza). Però va detto che non si tratta della solita reazione da panico da contagio, all'italiana. O meglio, non solo. La componente paura c'è, soprattutto in vista del nuovo decreto e delle nuove restrizioni per parare la seconda ondata di virus. Ma la coda in macchina per il tampone è anche la logica conseguenza del sistema di controllo messo in atto. Ad esempio per tornare a scuola. Senza tampone non si può e la coda in auto resta comunque la via più veloce per avere il risultato.

Risultato: l'«assembramento» delle auto. Tanto che a Milano la prefettura ha chiesto alla polizia locale di dedicare del personale alla questione. Ogni giorno ci sono una decina di agenti per turno impegnati nella gestione davanti agli ospedali San Paolo, San Carlo e al Buzzi e davanti ai pronto soccorso incaricati di accogliere gli studenti «rimbalzati» dalle scuole e dai medici di famiglia per fare i tamponi.

«Dovevano aspettarselo. Così è inaccettabile: ci sono tre chilometri di coda, come si può tenere un bambino in macchina con la tosse e la febbre per così tante ore?» è la protesta di una madre con il figlio accucciato nel sedile posteriore. Il disagio non risparmia chi ha provato a presentarsi dietro appuntamento.

Del resto i pediatri chiedono in continuazione i tamponi per i bambini, creando ovviamente l'effetto imbuto, e spesso i sintomi di tosse e febbre comuni si confondono con quelli da Covid e bisogna approfondire, altrimenti non si può essere riammessi in classe. «Di tamponi per i bimbi se ne continuano a chiedere tanti. Se sono troppi? Io riporto i numeri: lunedì solo al drive in dell'ospedale pediatrico Buzzi di Milano ne sono stati fatti 250 in un pomeriggio - fa i conti Gian Vincenzo Zuccotti, direttore di Pediatria e del pronto soccorso pediatrico al Buzzi, Asst Fatebenefratelli Sacco - I positivi erano pochissimi, due o tre casi. Sono un numero di tamponi abbastanza importante tenendo conto che in questo momento registriamo una circolazione bassa» fra i piccoli. Piuttosto, per evitare l'eccesso dei tamponi inutili, sarebbe utile monitorare l'epidemia come avviene per l'influenza con i «pediatri sentinella».

E poi va considerato l'altro lato della medaglia di questi controlli: nelle auto in coda ci saranno pure pochi bambini con il Covid ma molti con la febbre dovuta ad altre patologie: magari un raffreddamento di stagione, magari qualcosa di più complicato che andrebbe diagnosticato velocemente. «C'è la tendenza da parte di tanti pediatri - spiega Zuccotti - a dire 'prima fai il tampone e poi ti vedo'. In situazioni in cui la prevalenza si mantiene bassa, non bisogna eccedere nel mandarli a tampone davanti a sintomi isolati, come qualche colpo di tosse, oppure un semplice naso che cola, o una febbriciattola che si presentano singolarmente».

Così si eviterebbero anche le situazioni paradossali come quella accaduta in una Asl di Firenze, assalita in un solo giorno da 4.500 richieste di tamponi da parte dei pediatri. E d'accordo che la Regione Toscana ha appena fatto rifornimento di test rapidi ma è un numero di test impensabile in poche ore.

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