"La mia è stata una scelta individuale. Adesso sto da solo alla finestra a guardare. Poi il resto si vedrà. Ma voglio partecipare attivamente alla politica. Come, lo deciderò quando la mia partecipazione potrà essere utile". Con queste parole Sergio Cofferati, su La7, getta un'ombra sul futuro del Pd. Che sia l'anticipo di una scissione lo vedremo. Di certo potrebbe iniziare con un grande scherzetto per Renzi, scombinandogli i piani per il Quirinale. Quel "voglio partecipare attivamente alla politica" fa capire che l'ex leader della Cgil intende far sentire alta la propria voce, cercando di sfruttare al massimo la sua uscita dal Pd, avvenuta dopo le aspre polemiche per i brogli nelle primarie liguri. La sfida, intanto, è già iniziata, e sta già gasando chi non ama né ha mai amato Renzi. Lui, per ora, si limita a togliersi i sassolini dalle scarpe e a "bombardare" il Pd.
"Vedo che Renzi va in televisione a darmi dell’ipocrita - dice Cofferati in un'intervista a Repubblica - che i vicesegretari bollano come inspiegabile e ingiustificato il mio addio al Pd. Solo insulti e offese. Se un partito, invece di chiedersi le ragioni delle dimissioni di uno dei suoi fondatori, reagisce così, siamo alle frutta. Anzi, ormai al digestivo". L’europarlamentare ribadisce di aver avvertito per tempo i vertici del Pd sulle manovre opache che si stavano organizzando sulle primarie in Liguria ma dal partito "nessuna risposta. Così i pericoli che temevo, si sono puntualmente avverati". Così in tredici seggi il voto è stato annullato e sulla vicenda indaga la procura di Savona e si è attivata persino la Dda. "Era stata pianificata una vittoria a tavolino, con l’appoggio del centrodestra" a favore di Raffaella Paita e il boicottaggio, accusa l’ex segretario della Cgil, della segreteria ligure del partito. Mentre "la segreteria nazionale è stata, diciamo, assente, distratta, lontana. Salvo negli ultimi giorni, quando è piombata il ministro Pinotti a sostenere la Paita" con la formula politica, che "mai si era discussa" prima, delle "larghe intese con il centrodestra, l’esportazione anche in Liguria del modello nazionale renziano".
E a questo punto arriva l'accusa, durissima, a tutto il partito: "Per imporre, realizzare questo modello politico si è fatto ricorso in modo spregiudicato al sostegno del centrodestra nelle primarie del nostro partito. E anche all’inquinamento con voti comprati. Sta tutta qui la ragione delle mie dimissioni, la ferita politica che si è aperta nel Pd, e non solo in Liguria. Sono stati cancellati i valori stessi su cui è nato il Pd. E io che ne sono stato uno dei 45 fondatori, e non c’era certo Renzi, me ne vado con dolore. Sono stati ormai distrutti i principii e gli strumenti per la loro affermazione, e cioè proprio le primarie", ha concluso Cofferati.
La replica del premier è arrivata in tarda serata. Con toni durissimi. Sergio Cofferati è un candidato che ha provato la sfida delle primarie in Liguria, le ha perse e il giorno dopo ha detto me ne vado dal Pd. Non si fa così. Non è che se uno perde va via col pallone", ha detto Renzi a Quinta Colonna. Il segretario democratico poi ha aggiunto: "La commissione di garanzia era presieduta da un ex presidente della Consulta. Quando si perde fa male, ma non si va via perché si è perso. Certe cose le poteva dire prima, quando veniva candidato dallo steso partito alle europee. Non condivido il modo in cui esce, e trovo spiacevole che si cerchi di buttare all’aria il metodo delle primarie. Cofferati è in Ue con i voti del Pd. Se aveva problemi sui valori poteva dirlo sei mesi prima quando sempre io l’ho candidato alle europee e se il partito era alla frutta lo era anche quello che ha preso il 40 per cento".
Intanto, dopo l'uscita dal partito arriveranno le dimissioni dal parlamento europeo? Cofferati risponde di no. E spiega così la propria scelta: "Alle elezioni europee, dove molti fanno finta di dimenticare che si vota con le preferenze, sono stato rieletto con 120mila preferenze. Alcuni hanno segnato il mio nome perché era nella lista del Pd. Molti altri perché hanno scelto Cofferati e di conseguenza la lista del partito".
A Landini: non sono lo Tsipras italiano
"Non sono uscito dal Pd per fondare un altro partito, né per entrare in una nuova formazione politica, mi limiterò a fare un’associazione culturale, nulla di più", dice Cofferati (intervistato da Radio Città Futura) commentando l’invito del segretario della Fiom Maurizio Landini che lo ha individuato - al pari di Alexis Tsipras in Grecia - come potenziale leader di un nuovo partito di sinistra in Italia. "Io sono capace di restare in un partito anche quando la dialettica è aspra, ma non voglio restare quando si cancellano i valori fondativi, facendo votare i fascisti per far vincere la mia concorrente. Non posso stare in un partito che non ha un’idea, degna di questo nome, dell’antifascismo, che considera un rapporto con l’estrema destra ovvio e naturale e che vuole replicare in Liguria un governo come quello nazionale".
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