Lutsk, Dnipro e Ivano-Frankovsk sono nomi nuovi nel vocabolario del terrore aggiornato quotidianamente dalla Russia. Sono tre città dell'Ucraina che per la prima volta entrano in scena nel conflitto, con il solito «trattamento speciale». La geografia della guerra si evolve nella 15ma giornata di ostilità. Putin ha deciso di aprire il quarto fronte, ha ordinato ai suoi generali di attaccare a ovest, di spostare le manovre a due passi dall'Unione Europea. L'intento del leader del Cremlino è quello di accerchiare completamente l'Ucraina, tagliando la linea di rifornimenti (armi e munizioni) che provengono dall'Occidente. Se ciò accadesse, sarebbe la capitolazione. E a ben poco servirebbe il sostegno dei Caschi Bianchi, la discussa organizzazione siriana che ieri ha garantito di rafforzare le linee del generale Muzenko.
Lutsk, 220mila abitanti, a 70 km dal confine polacco, è stata la prima località a essere bombardata. Poi è toccato a Dnipro, nella zona centrale del Paese, dove è stato assaltato l'aeroporto e colpita una fabbrica di manutenzione aerea. Esplosioni hanno interessato nel pomeriggio Ivano-Frankovsk, 95 chilometri a sud di Leopoli, dove attacchi missilistici hanno distrutto tre aeroporti.
Mosca però non avrebbe agito da sola, ma si sarebbe avvalsa del sostegno della Bielorussia. A rivelarlo è il ministro della Difesa Oleksij Reznikov. In un video, girato dalle guardie di frontiera, e postato su twitter, si vedono due caccia, decollati dall'aeroporto bielorusso di Dubrovica, entrare nello spazio aereo dell'Ucraina, per invertire la rotta e attaccare gli insediamenti bielorussi di Kopani, Bukhlychi e Verkhniy Terebezhiv. «É una manovra sporca, ma Kiev non ha alcuna intenzione di pianificare azioni militari contro Minsk» spiega Reznikov, accusando di fatto Lukashenko di aver sostenuto militarmente Putin almeno nel primo bombardamento di ieri a Lutsk. Minsk, in una nota ufficiale, ha respinto ogni responsabilità.
Sempre a ovest, ma più a sud, l'intelligence ritiene imminente l'invasione di 2mila uomini dell'esercito russo provenienti dalla Transnistria, l'autoproclamata regione autonoma della Moldavia che confina con l'Ucraina. Le truppe andrebbero a operare una manovra a tenaglia con reggimenti presenti sul versante opposto, a Mykolaiv. Dopo l'accerchiamento da terra, gli invasori avrebbero il via libera per far sbarcare milizie dalle navi che ormai da giorni minacciano Odessa dal mar Nero. Proprio a Mykolaiv e a Guryivka, un drappello russo sta battendo in ritirata.
Sul fronte est, nella regione del Donbass, i russi stanno obbligando alcuni prigionieri di guerra a combattere al loro fianco per tamponare una carenza di uomini. Nei territori ucraini occupati viene anche chiesto alla popolazione civile di collaborare. A Kherson i russi tentano di installare un sistema di polizia per mantenere l'ordine, mentre le milizie filorusse del Donbass rivendicano di avere conquistato Volnovakha, cittadina strategica a nord dell'assediata Mariupol.
Ed è ancora una volta la località portuale a balzare senza desiderarlo agli onori delle cronache. Mariupol è completamente accerchiata dal nemico. Più di 200mila persone attendono di poter fuggire, ma i bombardamenti proseguono e il dato aggiornato parla di 1.582 civili uccisi. Il vice sindaco Serhiy Orlov, intervistato dalla tv tedesca Ard, compara Mariupol a Grozny e ad Aleppo, e denuncia: «Hanno chiuso la città da tutte le direzioni. Impediscono l'ingresso degli aiuti umanitari. Il nostro esercito è coraggioso, ma non ha più munizioni per proteggere la vita dei civili». A Zaporizhzhiala la centrale nucleare è passata dal controllo dell'Energoatom alla Rosatom. Ora è russa a tutti gli effetti. In serata nell'assalto a Kharkiv 10 persone sono morte, inclusi 3 bambini.
A Melitopol, a metà strada tra Odessa e Mariupol, è stato rapito il sindaco Ivan Fedorov, che si era rifiutato di issare sul pennone del municipio la bandiera russa. «Gli hanno messo un sacchetto in testa e portato via» ha raccontato il consigliere del ministro degli Interni Anton Gerashchenko, specificando che la città non è ancora capitolata. Ricognizioni aeree nemiche sono state segnalate nell'arco della giornata a Tavria, Yuzhnobuzhsky e Bessarabian.
Nel quotidiano bollettino, Kiev afferma di aver ucciso 12mila soldati dall'inizio dell'invasione.
Caduto in battaglia anche il generale Andrey Kolesnikov, terzo alto graduato a morire. Sarebbero inoltre stati abbattuti 57 aerei (gli ultimi tre ieri a Chernikiv e Zhytomyr) e 83 elicotteri, distrutti tra gli altri 353 carri armati, 1.165 mezzi blindati, 2 imbarcazioni e 31 batterie antiaeree.
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