il commento 2

di I l ministro Boschi che dice «no» allo scioglimento del comune di Roma dà uno schiaffo al contribuente italiano a cui si chiede di pagare 570 milioni con la legge «Salva Roma», più altri 130 all'anno, con un'altra legge ora in discussione. Le alternative secondo il prefetto di Roma sono tre: scioglimento, commissariamento, prosecuzione dell'attuale giunta. Lo scioglimento consentirebbe che una nuova amministrazione sia eletta con l'obbiettivo della pulizia e del risanamento. La prima soluzione appare inaccettabile perché Roma è da poco uscita dal commissariamento: non possiamo mostrare al mondo una Capitale continuamente commissariata.

La tesi per cui la giunta dovrebbe continuare implica che in Italia il contribuente deve pagare, ma non può mettere becco se viene a sapere che i suoi soldi sono finiti male. Ai 570 milioni del «Salva Roma» si aggiungono, nella Stabilità, altri 130 milioni all'anno dal 2015 al 2017. In totale oltre 900 milioni a carico del contribuente oltre ai pesanti oneri di Imu, Tasi e Tari. Grosse cifre che vanno a un comune indebitato per 15 miliardi. Non dico che il governo e il sindaco di Roma e i suoi assessori «non potevano non sapere». Essi però non potevano non sapere che questa gestione è molto discutibile. Infatti, dalla recente indagine del commissario Cottarelli emerge che il comune potrebbe fare molte economie mettendo ordine nelle sue aziende locali.

Gli obblighi a cui deve adempiere per la legge «Salva Roma» sono: applicare le disposizioni finanziarie e di bilancio ; operare una ricognizione dei fabbisogni di personale nelle società partecipate; adottare modelli innovativi per la gestione dei servizi di trasporto pubblico, di raccolta dei rifiuti e di spazzamento delle strade; procedere, se necessario, alla dismissione o alla messa in liquidazione delle società partecipate che non risultino avere come fine sociale attività di servizio pubblico; valorizzare e dismettere quote del patrimonio immobiliare.

È concepibile che l'azione di risanamento sia fatta da una giunta e da un consiglio comunale eletti prima che la pentola della cattiva gestione venisse scoperchiata dalle indagini della polizia, mentre il sindaco e i suoi amministratori fino ad ora non hanno mosso un dito

per le privatizzazioni e le dismissioni, ma si sono occupati di piste ciclabili e annunciano, come rimedio, la rotazione dei dirigenti di vertice, in base al motto del Gattopardo di cambiare i dettagli perché niente cambi?

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