Il commercio senza tutele affonda

I ristoranti perdono 10 miliardi. Allo studio la cedolare secca

Il commercio senza tutele affonda

Nel secondo trimestre 2020 il calo dell'occupazione nel commercio rispetto allo stesso periodo di un anno fa è stato «decisamente più forte di quello dell'insieme dell'economia», con il 5,8% in meno di occupati, ovvero circa 191 mila unita. La stima è del direttore centrale Istat, Gian Paolo Oneto, intervenuto ieri in un'audizione di fronte alla Commissione Attività produttive della Camera. In sostanza, il commercio ha già pagato un conto salatissimo alla prima ondata della crisi in termini di occupazione.

Un bollettino di guerra dal quale emerge un crollo sia per l'ingrosso, meno 6,1%, sia per il dettaglio con un calo del 6,8% degli addetti. A calare sono stati «soprattutto i lavoratori indipendenti (-9,3%) e con una dinamica particolarmente accentuata per i lavoratori autonomi senza dipendenti, quindi coloro che hanno imprese unipersonale con un calo del 12,7%». Un mondo che non è toccato dal blocco dei licenziamenti. Lontano dalle tutele del pubblico impiego, impegnato in questi mesi nella trattativa per il rinnovo del contratto e i relativi aumenti.

Ieri è stata la giornata della ristorazione, settore colpito dai Dpcm. Fipe, la federazione degli esercizi pubblici, ha denunciato una perdita di fatturato di 10 miliardi in tre mesi per l'intero settore. Il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli ha chiesto «ristori e indennizzi adeguati e subito, tempestivi, inclusivi con ampie moratorie fiscali». Lino Enrico Stoppani, presidente della federazione ha elencato le richieste al governo: «Manovra sull'Iva, ripristino del cash back, allargamento del tax credit».

All'assemblea Fipe il premier Giuseppe Conte ha ribadito l'impegno a rafforzare gli interventi sugli affitti. Si parla di cedolare secca sugli affitti commerciali. Il ministro ai Beni culturali, Dario Franceschini, ha assicurato che parte delle risorse del Recovery andranno a favore della ristorazione.

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