Confindustria boccia Conte: "Il Recovery Plan è da rifare"

Bonomi: "Non segue lo schema europeo sulle priorità, riforme trascurate". Allarme Confesercenti sul turismo

Confindustria boccia Conte: "Il Recovery Plan è da rifare"

Confindustria boccia la bozza del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) presentata dal governo. Nell'incontro di ieri tra esecutivo e parti sociali il presidente Carlo Bonomi, collegato in videoconferenza, ha elencato le singole disfunzionalità. In primo luogo, è stata rimarcata «la mancata conformità con le linee guida indicate dall'Ue» che impongono di declinare «secondo una stima precisa degli obiettivi quantitativi che si intende ottenere rispetto alle risorse impegnate» ogni linea di intervento delle sei missioni strutturali. Le riforme, inoltre, devono essere quelle indicate da anni nelle raccomandazioni periodiche all'Italia (mercato del lavoro, Pa e giustizia). Poiché tali regole non sono state seguite, Confindustria ha chiesto al governo «un affinamento del Pnrr per comprenderne gli effettivi impatti sul Pil».

La seconda osservazione di Confindustria evidenzia che «senza una stima chiara degli obiettivi sull'aumento dei tassi di occupazione non è possibile esprimere un parere sull'allocazione complessiva di risorse». La terza questione solleva il rinvio della riforma degli ammortizzatori sociali, più volte sollecitata senza esito da Viale dell'Astronomia. «La scelta che riscontriamo nel Piano invece, sembra essere quella di basarsi ancora essenzialmente sui Centri pubblici per l'impiego».

Le ultime due critiche sono state rivolte, da una parte, al tema delle infrastrutture in quanto i ripetuti interventi normativi hanno creato confusione, mentre, in ultima istanza, altrettanta confusione c'è sulla governance del Piano che non prevede un coinvolgimento delle parti sociali. Su quest'ultimo tema il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, ha affermato che il governo intende adoperarsi per «colmare questa lacuna».

Dubbi analoghi a quelli di Confindustria sono stati espressi da Confapi il cui presidente, Maurizio Casasco, ha ribadito che «i fondi europei non sono gratis e quindi in un Paese che non cresce da almeno venti anni, bisogna prestare attenzione al debito pubblico, che graverà pesantemente sulle generazioni a venire» evidenziando la necessità delle «riforme del welfare e del sistema pensionistico, insieme a quella della Pubblica amministrazione». «La crisi innescata dalla pandemia si è abbattuta con particolare forza sulle attività di minori dimensioni e su turismo, commercio e ristorazione e il Pnrr deve tenere conto della natura concentrata della recessione a cui stiamo assistendo», ha dichiarato la presidente di Confesercenti, Patrizia De Luise.

Fare presto e bene è un imperativo Il Rapporto 2020 di Confprofessioni ha denunciato come nei primi sei mesi del 2020, a causa della pandemia, oltre 30mila liberi professionisti (in prevalenza donne) hanno dovuto abbandonare la propria attività a causa della crisi innescata dalla pandemia, cui si aggiungono circa 170mila lavoratori indipendenti su una platea di oltre 1,5 milioni di lavoratori autonomi bloccati dal primo lockdown.

I settori professionali più colpiti sono quelli legati al commercio, finanza e immobiliare. Pesante anche il bilancio per i professionisti datori di lavoro che hanno registrato una flessione del 16,7% rispetto al 2019. Una maggioranza in crisi non ha saputo rischiarare questa oscurità.

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