La congiura dei medici che rifiutano il vaccino: "Boicottiamo i reparti"

Su Facebook un profilo no-vax riservato a dottori, infermieri, operatori socio sanitari. Gli iscritti sono 17mila. Chiamano alla piazza e studiano come aggirare l'obbligo di siero: "Mettiamoci tutti in malattia così blocchiamo gli ospedali".

La congiura dei medici che rifiutano il vaccino: "Boicottiamo i reparti"

In Italia ci sono almeno 16.900 dottori, infermieri, operatori socio sanitari e professionisti in ambito medico che non intendono vaccinarsi contro il Covid. Un piccolo esercito di dipendenti delle Asl e liberi professionisti a contatto con i malati e in servizio nei reparti dove fragili e anziani tutti i giorni rischiano la vita. Il loro «no» all'immunizzazione non è stato incrinato dalla norma che ha introdotto l'obbligo per la categoria. Anzi, si è tradotto in una guerra aperta dichiarata al governo. Con una chiamata alle armi che, attraverso i social, solo nell'ultima settimana ha raggiunto altri novemila professionisti.

Gli appelli viaggiano su un gruppo privato aperto su Facebook, denominato «No all'obbligo di va@@ino per i sanitari, uniamoci e vinceremo», e forte di quasi 17mila iscritti. Impossibile entrarci, a meno che non si finga di appartenere alla categoria. Noi ci abbiamo provato, abbiamo ottenuto l'iscrizione e così siamo entrati in un mondo di minacce, paure irrazionali, inviti a combattere, consigli su come eludere le norme. Dispensati da medici e infermieri intenzionati a boicottare gli sforzi della campagna vaccinale anche attraverso una manifestazione organizzata a Roma, in piazza Montecitorio, per il 21 aprile. «Se si riceve una chiamata a fare il vaccino bisogna rispondere con minacce di denunce per reato di stalking, invasione della privacy, attentato al diritto della libertà personale e grave attentato alla salute», raccomanda uno degli utenti in un post. I commenti sono decine: c'è chi racconta di essere stato contattato dal suo ospedale e adesso non sa come uscirne, chi dice che «il fantavirus è stato creato per costringere la gente a vaccinarsi», chi parla di «assassini autorizzati» e chi arriva a scomodare addirittura Norimberga chiedendo lo stop della «sperimentazione della terapia genica anti Covid 19 Johnson & Johnson sui minori all'ospedale Buzzi di Milano». Da parte sua un'infermiera emiliana chiede: «Chi si occupa dei ricorsi?». Mentre un'altra professionista fa presente che «l'attuale situazione in corso, ossia i richiami dagli ordini, non è fattibile» e quindi si informa su come fermare o rallentare questa pratica. Perché la battaglia dei sanitari no vax è anche legale, al punto che sono decine i messaggi che consigliano di rivolgersi a un avvocato, mentre sembra già avviata una causa collettiva contro l'obbligo vaccinale.

Nel frattempo, i dissidenti dell'immunizzazione invitano i loro colleghi a fermarsi, darsi malati, restare a casa lasciando sguarniti reparti che sono già in grande sofferenza. «E se tutti si mettessero in malattia, cosa succederebbe?», chiede una di loro. La risposta è immediata: Il decreto non è una Legge, per non farlo convertire ci sono 30 giorni di tempo. Intanto, bisogna mandare prima la diffida e poi, la querela... centinaia di avvocati si sono messi a disposizione gratis». Un'altra avverte: «Ma lo sapete che se succede che vi mettete tutti in malattia non possono farvi nulla?». Prosegue la collega: «Non con gli avvocati si vince, ma con la nostra assenza. Interi reparti con una improvvisa carenza di personale valgono più di cento cause dispendiose». Le fa eco un'altra professionista: «Resistete! Tutti in malattia, se serve, e intanto combattete». C'è anche chi si dice pronto a farsi sospendere perché «questa cosa puzza molto di ricatto». La protesta si allarga anche da altri canali, e così c'è chi invita a unirsi al gruppo appena inaugurato su Telegram e che conta già oltre duemila adesioni.

Insomma, a dispetto del decreto legge approvato il primo aprile l'esercito dei sanitari no vax si allarga sempre di più. E rischia di vanificare lo sforzo di mettere al riparo i più fragili, come ha invitato a fare anche il premier Mario Draghi.

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