Quel consigliere Pius solo di nome condannato per i sex toys

Peculato, 2 anni a Leitner: giochi comprati coi soldi pubblici

Quel consigliere Pius solo di nome condannato per i sex toys

Mariateresa Conti

Nomen omen, il nome è un presagio. Ma nel suo caso la vecchia locuzione latina proprio non funziona. Perché uno che di nome fa Pius, Pio, come il santo e come diversi papi, nome evocativo, emblema di purezza e devozione, e che poi compra vibratori e giochini consimili in un sexy shop, e per di più se li vuol pure fare rimborsare coi soldi del contribuente, di «Pius» sembra non avere proprio nulla. Eppure. Eppure la cronaca a volte è più fantasiosa delle più strane fantasie. E così ecco che il consigliere altoatesino fresco di condanna a due anni per peculato (più possibile scure annessa della legge Severino che potrebbe stopparne la carriera politica) di nome fa proprio Pius. Pius Leitner per l'esattezza, consigliere regionale dei Freiheitlichen, partito liberale della destra altoatesina in lingua tedesca, Pio poco Pius visto che l'accusa, convalidata adesso dalla sentenza di primo grado, è di essersi fatto rimborsare dal consiglio provinciale appunto l'acquisto di un vibratore e di qualche giochino a luci rosse appositamente acquistato in un sexy shop. Tutto regolare, con tanto di scontrino fiscale. Solo che lo scontrino, 64,92 euro, è stato allegato a quelli destinati al rimborso del gruppo della destra sudtirolese Freiheitlichen. E alla Guardia di Finanza quello scontrino, peraltro di un noto sexy shop, non è sfuggito. Di qui l'accusa, il processo e ora la condanna.

Con Pius il giudice è stato severo, assecondando in pieno la richiesta del pm. È andata bene invece alla sua compagna di partito Ulla Mair, che è stata assolta. Lei era consigliere semplice, non ha responsabilità. Pius Leitner invece era capogruppo, e dunque adesso paga per tutti.

Pius poco pio. La tesi difensiva era che il vibratore e i due giochini hard fossero un regalo di compleanno goliardico destinato a un collega di partito «un po' mattacchione», spiegò all'epoca imbarazzata la Mair. Ma anche la burla goliardica ha poco di pio, specie se fatta pagare al contribuente.

E poi indurre al «peccato carnale» come lo definirebbe Dante che pure dei lussuriosi aveva umana pietà, un amico, mica è roba da nulla. Poco pio, Pius. Che adesso spera nei suoi avvocati, che faranno appello contro la condanna.

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