Conte capopartito riscrive il discorso alla caccia dei voti. E non rompe con Iv

Il premier ragiona già da leader della prima lista centrista e pan-ideologica. Contesta i renziani, ma "con rispetto": "Hanno scelto l'aggressione". E lusinga gli incerti per elemosinare la fiducia

Conte capopartito riscrive il discorso alla caccia dei voti. E non rompe con Iv

Dove siederà in Parlamento il partito di Conte? Tramontate le ideologie, la geografia d'aula ha perso importanza, eppure perfino i Cinque Stelle scelsero gli scranni secondo una logica dei simboli, in alto, nella «piccionaia». «Perché noi vigiliamo», spiegò Roberta Lombardi. Dopo i partiti post ideologici con nomi e simboli fantasiosi, il partito di Conte sarà il primo pan ideologico: basta rottamare le vecchie dottrine politiche, al contrario: valorizzarle. Tutte.

Nel suo discorso alle Camere, il premier oltre a lanciare l'appello a strascico ai volenterosi, ha anche fatto balenare un progetto politico più ampio, citando le tradizioni liberali, socialiste, democratiche e popolari, dopo aver abbracciato populismo e sovranismo, scovandone addirittura le radici nella Costituzione, all'epoca del «governo del cambiamento».

Come ha ricordato in aula il leghista Gian Marco Centinaio, Giuseppe Conte ha stabilito un record: tre maggioranze diverse in tre anni. Un vaste programme così centrista da far sembrare Arnaldo Forlani un pericoloso estremista. Una sommatoria di tutto l'arco parlamentare in un solo partito: con l'avvocato di Volturara Appula le «convergenze parallele» passano da paradosso retorico a dato di cronaca.

Conte sfrutta le abilità di mediatore concavo e convesso adattate alla politica dal suo abile personal trainer Rocco Casalino in vista di un debutto da leader. Ieri al Senato ha offerto un ulteriore saggio di questa abilità iper-ecumenica. Ha ripercorso fedelmente il sentiero tracciato alla Camera e per questo sono risaltate le differenze. Con un editing scientifico ha smussato i punti più criticati, in particolare il posizionamento internazionale incerto tra Pechino e Washington, ma soprattutto è stato più politico. Nella replica è passato dalla pan-ideologia ai pani e pesci da distribuire tra i possibili donatori di voto. Un accenno alla mafia «virus peggiore del Covid» per solleticare l'ex grillino Michele Giarrusso, alla demografia in calo, una fissa dell'altra fuoriuscita M5s Tiziana Drago che tre giorni fa ha organizzato un dibattito on line sull'argomento e al socialista Riccardo Nencini gratificato del ruolo di «fine pensatore».

Offerte ai singoli e ai piccoli partiti, con il nuovo cenno alla legge elettorale proporzionale corretto ricordando il primato del Parlamento. «Perché i voti contano e sono molto importanti ma contano di più le idee e i progetti», un invito a guardare all'impegno prossimo venturo nel suo partito. Che, sulla carta e nei sondaggi generosi, avrebbe il vantaggio di essere l'unico a poter offrire alla propria classe dirigente più posti in Parlamento di prima della riforma grillina taglia seggi.

Il Pd e il Colle hanno moderato la voglia di Conte di correre alle urne per sfruttare l'abbrivio della popolarità. Ma c'è chi dice che anche l'avvocato e i suoi sponsor abbiano rallentato. Attorno al premier, oltre ad alcuni sponsor di primo piano della gerarchia cattolica, ruotano associazioni politiche come Insieme, marchio registrato dall'ex senatore Udc Ivo Tarolli legato all'economista cattolico Stefano Zamagni e all'ex segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni, e Italia23 di Raffaele Fantetti, che attraverso il Maie, dispone già di un gruppo parlamentare.

C'è chi dice che anche Urbano Cairo guardi con favore all'idea e così Bruno Tabacci, reclutatore alla Camera, e Gianfranco Rotondi, che non nasconde il dialogo con il premier, ma nemmeno la consolidata stima per Berlusconi. E ieri Conte ha finalmente citato Renzi, ma senza acrimonia, rimproverando il mancato dialogo che poteva esserci, ma «con rispetto». Segno che ci sarà? Sarebbe un capolavoro del cerchiobottismo. Fuori i pop corn.

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