Conte e Schlein tacciono. Imbarazza il gelo dei leader che l'hanno fatta eleggere

La governatrice parla di due telefonate ma dem e grillini fanno finta di niente

Conte e Schlein tacciono. Imbarazza il gelo dei leader che l'hanno fatta eleggere
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«Ho sentito Conte e Schlein». Alessandra Todde, presidente della Sardegna, il giorno dopo esser stata dichiarata decaduta, conferma di avere il supporto dei vertici nazionali. Peccato, però, che né Elly Schlein né Giuseppe Conte, che l'aveva nominata vicepresidente nazionale del M5S, abbiamo pubblicamente speso una parola per difenderla. Eppure non è passato nemmeno un anno da quando tutti e tre esultavano festanti per la vittoria.

Una vittoria carica di significati. Quella in Sardegna era una prima assoluta per la coalizione giallorossa. Fino ad allora Pd e M5S non avevano mai espugnato una Regione al centrodestra presentandosi insieme da alleati. La Sardegna, inoltre, è l'unica Regione guidata da un pentastellato. Per questi motivi sia per Schlein, ma soprattutto per Conte deve essere parecchio imbarazzante intervenire su questa vicenda. Il leader del M5S sembra, quindi, aver imparato l'arte del silenzio proprio dalla segretaria del Pd che non interviene quasi mai sulle questioni più scottanti e divisive per il suo partito. Ma non solo. I pentastellati che sono nati con il mito dell'onestà e della trasparenza assoluta cadono proprio su una vicenda di rendicontazione e scontrini. Persino il fondatore del Movimento, Beppe Grillo, prima ancora di essere esautorato dal suo ruolo di garante, era finito nel mirino per la consulenza da 300mila euro che i contiani non erano più disposti a pagare. Fa sorridere che persino Il Fatto Quotidiano parli del caso Todde come di una semplice «svista».

Se così fosse tutti i big nazionali della coalizione avrebbero difeso a spada tratta Todde. L'unico a intervenire è stato Davide Baruffi, responsabile Enti locali del Pd che ha ribadito la «piena fiducia nella presidente Alessandra Todde», la quale «ha ottenuto la fiducia dei cittadini sardi in una competizione pienamente democratica e insieme a noi ha chiesto un voto per un nuovo corso della Sardegna che finalmente è cominciato». E ha concluso: «Nel massimo rispetto per gli atti della magistratura, siamo fiduciosi che le questioni segnalate possano essere chiarite».

Desirè Manca, assessore al Lavoro della Sardegna ipotizza: «Evidentemente dà fastidio chi mina dalle fondamenta un sistema di potere e

controllo rodato. Siamo quel sassolino che inceppa il meccanismo. Purtroppo per loro il sassolino si sta già trasformando in macigno, in una fortezza che menzogne, trame di palazzo e fantasiose iniziative non possono scalfire».

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