Via la pochette, Giuseppe Conte indossa l'elmetto, pressa Mario Draghi sullo Statuto dei lavoratori e manda in tilt Pd e M5s. Che fare con l'ex avvocato del popolo italiano che si è messo in testa di far fibrillare il governo? Intanto lui pensa bene di cavalcare la tragedia del sindacalista morto in provincia di Novara e sale sulle barricate. «Pretendiamo anche un nuovo Statuto dei lavoratori», scrive in un post su Facebook in ricordo di Adil Belakhdim. Il leader grillino pretende, altro che le circonlocuzioni sfoggiate ai tempi di Palazzo Chigi. «Se qualcuno pensa che si possa accettare un ritorno allo sfruttamento, ai ricatti e al caporalato deve fare i conti con il M5S», insiste Conte.
Tenta di dettare l'agenda, spostando a sinistra il baricentro dei Cinque Stelle, con il tocco pop della citazione del brano dei Maneskin vincitore all'Eurovision: «Mettiamoci subito tutto l'impegno. Il lavoro non è una concessione elargita dall'alto, né un totem a cui rimanere asserviti restando "zitti e buoni».
È partita su più fronti l'operazione di logoramento di Draghi anticipata dal Giornale nelle scorse settimane. Il nodo più delicato sarà però la giustizia. E la possibile nomina dell'ex Guardasigilli Alfonso Bonafede alla vicepresidenza del Movimento è un segnale preciso su questo tema. Conte alzerà la tensione nell'esecutivo, anche se tanti nel M5s sono convinti che alla fine l'ex premier si piegherà di fronte alle pressioni del Pd e del suo stesso partito.
Qui arriviamo al blitz di Beppe Grillo nella Capitale. Il comico è atteso a Roma, forse già oggi, per un giro di incontri con i parlamentari e per mettere a punto la versione finale dello Statuto, che quindi dovrebbe essere presentato non prima della metà della prossima settimana. Il fondatore è indispettito da Conte per diverse ragioni. Non c'è solo il tentativo di ridimensionare il suo ruolo nel M5s 2.0, ma soprattutto le voci sulla volontà dell'avvocato di mettere in difficoltà Draghi. Infatti non bisogna dimenticare che Grillo ha benedetto il governo di larghe intese. Il Garante ha sbloccato lo stallo e si è presentato alle consultazioni con l'ex governatore della Bce. «È un grillino», aveva detto del premier in quell'occasione. Mentre ci sarebbe poco da scherzare sull'attuale preoccupazione del fondatore in merito alla stabilità di Draghi. «Beppe ha messo la faccia su questo governo e non può perderla», dice chi ha avuto modo di tastare il suo umore.
La pensano allo stesso modo quasi tutti i parlamentari M5s. Che, determinati ad arrivare alla fine della legislatura, hanno messo in allarme Grillo. Tra i grillini in Parlamento c'è un clima di terrore per quelle che potrebbero essere le prossime mosse di Conte. Nessuno accetterebbe la trasformazione del Movimento nel partito personale dell'ex premier.
Anche il Pd è «su tutte le furie» per l'atteggiamento del neo leader pentastellato. Al Nazareno da qualche settimana si sono raffreddati gli entusiasmi per Conte, già assurto a «punto di riferimento dei progressisti» dall'ex segretario Nicola Zingaretti. I dem temono che il capo politico dei Cinque Stelle stia già minando il governo Draghi. Perciò cominciano a sentirsi traditi da chi dovrà incarnare il nuovo corso del grillismo.
A dimostrazione dell'allontanamento c'è la situazione delle elezioni amministrative. I giallorossi saranno divisi praticamente ovunque, compresa Roma. Nella Capitale Conte non è riuscito a rottamare Virginia Raggi. Spinta ieri da un torrenziale post su Facebook del fuoriuscito Alessandro Di Battista. Il leader stellato a Napoli, presentando la candidatura unitaria di Gaetano Manfredi, ha di fatto messo in pausa il cammino verso l'alleanza strutturale con il Pd.
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